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Chi sono i giovani che si riuniranno attorno a Benedetto XVI a Madrid?

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Papa Benedetto XVI è pronto per il viaggio che lo porterà  a Madrid dal 18 al 21 agosto per la 26.ma Giornata Mondiale della Gioventù. Sulle contestazioni preannunciate da Los Indignados, il Papa è sereno e tranquillo e chi cerca di tirarlo dentro in polemiche strumentali, sterili, e artificiose, sa che il suo obiettivo principale è un altro: quello di annunciare a tutti Cristo crocifisso e risorto. Benedetto XVI incontrerà  almeno 1 milione di giovani provenienti da tutte le parti del mondo per ascoltare lui, il Vicario di Cristo in terra. E, come abbiamo già  scritto altre volte, non esiste un'altra autorità  morale, religiosa e politica al mondo che riunisca così tanti giovani.
E su questo fatto il mondo laicista dovrebbe aprire una riflessione coraggiosa.

Per l'Italia ci saranno 100 mila giovani, 110 Vescovi e 2.500 Sacerdoti mentre il servizio d'ordine è costituito da 26 mila ragazzi. Ma chi sono i giovani cattolici che vanno a Madrid radunati attorno al successore di Pietro, Benedetto XVI?
Certamente molti appartengono ai movimenti ecclesiali (CL, AC, Focolari, Opus Dei, Rinnovamento carismatico, Rinn. nello Spirito Legio Mariae, i Cursillos de Cristianidad, gli Araldi del Vangelo, ecc.), altri, invece, fanno riferimento alle loro parrocchie e alle loro Diocesi.
Si tratta sicuramente di una gioventù sana, forte, convinta e cristiana, caratterizzata da semplicità  e da sincerità , e una capacità  di coerenza e di sacrificio, nonchè con un forte desiderio di dare senso cristiano, serietà  positiva, virtù vera alla loro vita.

Questi giovani, contrariamente a Kierkegaard che diceva che oggi “non sappiamo più cosa sia il Cristianesimo”, essi invece lo sanno. Credono nei valori trascendenti, hanno fede nell'Assoluto, nel Dio vivente, credono nell'incontro prodigioso e stupendo con l'unico vero amico, maestro, prototipo di Uomo che valga la pena di cercare e di integrare per sempre alla propria vita. Si tratta di Cristo, Dio fatto Uomo.
Dal giorno in cui la loro vita ha incontrato Cristo (fu il giorno del loro battesimo, o della loro conversione), essa è stata incorporata a Lui; essa ha una sola fisionomia, una sola legge dominante: essere cristiana, pena la decadenza, pena il tradimento, non solo verso Cristo, ma altresì verso noi stessi, verso la nostra coscienza, verso la nostra vita.

Dall'incontro con Cristo questi giovani imparano non solo a diventare uomini, ma a pensare, a comportarsi, a divertirsi, a impegnarsi, a plasmarsi, in una parola, a vivere da cristiani, acquistando coscienza della dignità  del loro battesimo e della vocazione all’apostolato della loro cresima, si assuefanno all’amicizia con Cristo, educata nella preghiera e nutrita dell’Eucaristia; si abituano a vivere socialmente, a capire il prossimo, ad inserirsi efficacemente nel gioco dei rapporti umani con una visione equilibrata, serena, seria e consapevole del mondo che li circonda, del lavoro che dovranno compiere, dei fratelli che attendono l’aiuto della loro generosità  e della loro formazione.

Questo è ciò che hanno compreso le generazioni veramente cristiane che saranno a Madrid per per la 26.ma Giornata Mondiale della Gioventù: aderire, mediante Cristo, a Dio, che è la Vita, non soltanto in Sé, ma anche per noi. La fede, per questi giovani, bisogna professarla. In qualche debita forma, s’intende, che non esclude, anzi esige misura, tatto, prudenza; ma sta il fatto che la fede interiore deve diventare, in date circostanze e in date maniere, fede esteriore; per l’onore della fede stessa, cioè di Cristo e di Dio; per la coerenza ed il vigore della personalità  del credente; e per la testimonianza ai fratelli ed al mondo. Essi sanno bene che la fede è difficile. E aggiungiamo subito: essa è difficile ai mediocri e ai paurosi; la fede infatti richiede forza d’animo, grandezza di spirito; anzi la conferisce a chi si esercita nella sua semplice e nobile professione. E concludiamo col ricordare che quel Cristo, il Quale vuole i suoi seguaci così forti e militanti, è quello stesso che dà  loro la grazia di esserlo, magnificamente, quando occorre. La storia dei martiri di ieri e di oggi lo dice.

Inoltre i giovanni cattolici di Madrid credono alla Chiesa che predica il «regno dei cieli», un mondo spirituale, una verità  invisibile, un fine al di là  del tempo; vogliono la fede, vogliono l’amore. La Chiesa, per loro, è una scuola severa, che predica la padronanza di sé, l’austerità , e la croce. La Chiesa è un’istituzione tradizionale, è una società  ordinata, è gerarchica, è organizzata. È la Chiesa vive ed opera per continuare e diffondere la missione stessa di Cristo. L’idea fondamentale, che presiede a tutta la dottrina sulla Chiesa, è quella della continuazione. La Chiesa che è un prolungamento e uno sviluppo del Vangelo. La Chiesa che porta Cristo nel tempo, nei secoli, nella storia; e cammina verso l’incontro finale, escatologico con Cristo glorioso.

Una parola del Signore aleggia: “Io sono con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Ma questa continuità  non è puramente statica, immobile, conservatrice. La Chiesa per i giovani di Madrid non è un’istituzione chiusa in se stessa, e sollecita soltanto di difendersi e di conservarsi. La Chiesa è nata per dare testimonianza: «Voi, – disse il Signore agli Apostoli prima di lasciarli – voi sarete testimoni miei . . . fino agli ultimi confini della terra» (At 1, 8). La Chiesa è destinata a coprire la terra, è istituita per tutta l’umanità : è universale, cioè cattolica. Essi credono alla Chiesa che predica, diffonde, e proclama la dottrina di Cristo. Che predica sopra i tetti, ciò che le è stato confidato all’orecchio (cfr. Mt 10, 27). La Chiesa dell’annuncio della Parola divina. La fede, radice di tutto il sistema dottrinale e morale del cristianesimo, esige tale annuncio, esige la predicazione: «La fede – dice S. Paolo – deriva dall’ascoltazione” (Rm 10, 17). La catechesi – una catechesi esatta, fedele, ortodossa, non arbitraria, non mutevole – è il suo primo dovere. La liturgia della parola precede quella eucaristica.

La Chiesa, eco continua, esatta e autorevole, degli insegnamenti del Signore. La Chiesa apostolato, scuola, «propagazione della fede», e uno sforzo, che arriva fino all’ostinazione (ricordate gli Apostoli? “. . . .non possiamo tacere”: At 4, 20); fino al sacrificio (ricordate Stefano? E che cosa sono i martiri, se non predicatori, testimoni del Vangelo col sangue?).

E come dimenticare che per tutti i cristiani dev’essere estremamente e continuamente obbligante il fatto che saremo giudicati sull’amore effettivo, che avremo consacrato al nostro prossimo, specialmente a quello indigente, sofferente, decaduto e fragile (cfr. Mt 25, 31 ss.). Dobbiamo sempre ricordare che il principio dell’amore verso il prossimo è l’amore verso Dio. “Io sono il Signore Dio tuo . . . non avrai altro Dio fuori che me” (cfr. Esodo 20, 1 ss.); così nell’antico Testamento; e, nel nuovo, Cristo c’insegna: “Ama Dio, . . . questo è il più grande e il primo comandamento. Il secondo poi è simile a questo: amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22, 37-39).

Ecco perchè i nostri giovani sono capaci di abnegazione e di amore per il prossimo, e che nei momenti di pubblico bisogno, o nelle situazioni socialmente insostenibili, danno lezione a tutti di prontezza, di dedizione, di eroismo, di sacrificio? E come non evidenziare la capacità  di rinuncia, di coraggio, di servizio, di eroico amore che essi hanno nel cuore? ; e oggi forse più di ieri.

Papa Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la 26.ma Giornata mondiale della Gioventù, parlando dell'attuale contesto culturale, afferma giustamente che “La cultura attuale, in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale. Mentre l’insieme dei valori che sono alla base della società  proviene dal Vangelo – come il senso della dignità  della persona, della solidarietà , del lavoro e della famiglia –si constata una sorta di “eclissi di Dio”, una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità  profonda.”

E ancora dice Papa Benedetto XVI ai giovani: ” è vitale avere delle radici, delle basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri. Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità , né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà , ma instabilità , smarrimento, conformismo alle mode del momento. Voi giovani avete il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, per diventare, poi, un albero robusto, capace di portare frutto.”

“C’è – conclude Benedetto XVI – una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società , prospettando e tentando di creare un “paradiso” senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un “inferno”: prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là  dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità  e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà  dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità , cresce la comunione, con i frutti che essa porta. Vi sono però dei cristiani che si lasciano sedurre dal modo di pensare laicista, oppure sono attratti da correnti religiose che allontanano dalla fede in Gesù Cristo. Altri, senza aderire a questi richiami, hanno semplicemente lasciato raffreddare la loro fede, con inevitabili conseguenze negative sul piano morale.” Per queste ragioni, il successore di Pietro, papa Benedetto XVI, propone ai giovani cattolici di Madrid un invito e un'esortazione di San Paolo ai Colossesi: quella di “Essere radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. (Col 2,7).

Alberto Giannino

(* Presidente Associazione culturale docenti cattolici)

[16 agosto 2011]

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