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CARO CITTADINO DEL MONDO | 'Che Venezia ripeta il miracolo…'

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LETTERE AL GIORNALE | Caro cittadino del Mondo,
vorrei confidarti un’idea che mi frulla nella mente e… da tempo.
Più che un’idea, potrebbe trattarsi di un sospetto.
Ma andiamo con ordine e se avrai la pazienza di seguirmi, potrai giudicare tu stesso se …quell’idea .. quel sospetto…rimarranno tali o perderanno l’alone della vaghezza rivelando la loro realtà .
Tutto nasce dall’incantevole bellezza di Venezia e prosegue con il suo indicibile, magnifico fascino. Se così non fosse, non te ne parlerei.
La conobbi 15 lustri fa e me ne innamorai d’incanto. All’epoca, e mi riferisco agli anni precedenti la seconda guerra mondiale, la città  ospitava 184.447 residenti…ed …accidenti ..184.447 sono tanti!.. ma il vero miracolo è che tuttio quasi, si conoscevano…magari di vista..ma si conoscevano! Io non credo ai miracoli e sono convinto che ciò si sia reso, invece, possibile perché la città  è piccola, piccolissima e l’abbraccio stretto della laguna ha rappresentato, per molti anni, un confine non frequentemente valicato dai suoi abitanti.

Ed a buon titolo! Infatti, lo spettacolo della nebbia che avvolge i palazzi, i canali, le fondamenta, attutendo qualsiasi rumore rendendolo magicamente ovattato, rappresenta un’immagine irrepetibile.

Quando il sole decide di dipingere, con i suoi colori caldi, magici il Canal Grande e le facciate dei Palazzi che vi si affacciano, hai la certezza che l’astro della vita intenda riservare a Venezia i suoi raggi prediletti.

Noi, quindicenni degli anni Cinquanta del secolo scorso, giocavamo a calcio, usando una palla di stoffa, per i campi della città , ci divertivamo a giocare al “campanon”, inventavamo mille giochi con le figurine, che celebravano le glorie del Risorgimento, lanciavamo il “tacco”per colpire un loro mazzetto, ci tuffavamo dai parapetti dei ponti e..giù nel canale.

Quando eravamo giovincelli, al mattino frequentavamo le scuole superiori,..ed alla sera frequentavamo Piazza S.Marco in ossequio al rito del “liston”, una tradizione che vantava secoli di storia….e lì… i “secchioni” passavano i compiti di casa agli scansafatiche, lì…si parlava, lì….ci confidavamo le “simpatie”… si amoreggiava….. e la Piazza era il nostro palcoscenico. Tutto era naturale, spontaneo, tranquillo e vissuto serenamente perché la vita a Venezia era..a misura d’uomo.

Le prime tepide serate di primavera, rappresentavano per noi giovanotti, l’occasione per noleggiare una barca ed addentrarci nei silenziosi e affascinanti, canali della città . Portavo la fisarmonica e davamo luogo alle “serenate ante litteram”……ma quando ci insinuavamo in un qualsiasi canale inserivo la “sordina” perché non era concepibile disturbare la “regalità ” di……Venezia.

Ma …smentiscimi, se puoi, caro Concittadino del Mondo: quale altra città  consente alle donne di sedere fuori dell’uscio e “creare” meravigliose collane come solamente le “impiraresse” sapevano fare, rispettando una secolare tradizione?

Ti debbo dire del “gondoliere” e della sua gondola! Molti eleggono, tra i vari simboli della Città , il Leone alato di S. Marco, lo “zucchetto dorato del Doge”, la Basilica e la Piazza di S.Marco……

A mio avviso, l’emblema autenticamente significativo di Venezia, è la gondola, a patto però, che, a poppa, troneggi il suo gondoliere e ti spiego la ragione.

Osserva, ti prego, la gondola scivolare sull’acqua cheta di un rio, magari stretto….osserva la sua straordinaria eleganza, sì, si…proprio l’eleganza del suo incedere. Non c’è nulla di più elegante di una gondola, con le sue forme sinuose, compassate, regali che uniscono la prua alla poppa, allo scopo di distribuire il peso ed il carico per consentire che una barca così lunga e così stretta possa muoversi con tanta disinvoltura.

Ma la presenza a poppa di un gondoliere….che con la sola mano destra regge e governa il lungo remo, accompagnando la gondola per lo stretto rio e, quando necessario, solleva il piede sinistro, per appoggiarlo con eleganza, delicatezza rare, al muro e conferire in tal modo una spinta alla barca…..ecco quell’immagine fa di quel gondoliere un meraviglioso essere superiore tale è la sua eleganza e la finezza che lo vincola indissolubilmente alla sua gondola.

Potrei continuare all’infinito, credimi, e decantare la mia Città  con i tratti più delicati e dipingerla con i colori più tenui e belli dell’arcobaleno…. ma credo possa bastare.

Orbene, tutti i pregi e le virtù che ti ho descritto della mia meravigliosa Città  ed ancora quelli che ti ho taciuto per non tediarti, sono stati alla base di un riconoscimento che il Mondo ha inteso riservarle riconoscendo Venezia … Patrimonio Culturale dell’Umanità .

Riconoscimento più che meritato.

Ed eccoci arrivati all’idea, al sospetto con cui ho esordito.

…perché vedi, caro cittadino del Mondo, quando tu progetti un viaggio a Venezia, certamente immaginerai di visitare la Città  che ti ho descritto, che è poi stereotipo universalmente conosciuto e con questo convincimento affronterai il viaggio….

Gli è vedi, caro amico, consentimi la confidenza….è tipica del “veneziano”, che ora, vale a dire da qualche decennio, da quando cioè sono sorti nuovi fermenti quali lo sviluppo della tecnologia, l’evoluzione e la diffusione dei trasporti, il grado di cultura generale, il benessere che hanno inciso profondamente nella storia degli uomini, la mia città  è letteralmente presa d’assalto ed ogni angolo, anche il più remoto, è invaso da masse di visitatori, per tutti i giorni di tutte le settimane di tutti i mesi dell’intero anno.

Sai…oggi i residenti risultano ammontare a 57.999 unità  !…..un calo pauroso. In compenso, quotidianamente quasi 200.000 visitatori battono i “masegni” paralizzando la città . Gli spostamenti da luogo a luogo sono, com’è ovvio che sia, lenti e difficoltosi; i trasporti lagunari, che percorrono il Canal Grande, inutilizzabili dai cittadini perché occupati dai “gruppi”.

E qui mi fermo…non voglio tediarti…altre lacune non aggiungerebbero altro a quanto ti ho detto e tu, certamente, inteso.

Eccomi..all’idea, eccomi al sospetto! Caro amico, Venezia è e rimane quella che è sempre stata. La Città  non è cambiata per nulla… eppure non sei posto in grado di “godere” le sue preziosità , proprio perché la massiccia presenza dei suoi visitatori non consente di apprezzare le specifiche qualità  di Venezia.

Eppure…tu sei partito, magari da lontano, hai affrontato viaggi lunghi, costosi e forse faticosi per conoscere le sue doti singolari e, giunto il momento della “verità ”, assisti ad una serie di immagini false che tradiscono Venezia e presentano la città  ai tuoi occhi, caotica, lercia, volgare, sguaiata, fragorosa.

La ressa, la confusione, conseguenze inevitabili di un turismo che non è governato, disciplinato, regolamentato, non ti consentono di cogliere l’invito che la storia della Città  ti sussume.. le preziose intimità  che le sono insite e connaturali.

Non ne hai colpa alcuna…. ma… credimi sei proprio tu..pur innamorato turista che arrivi a Venezia per goderne le bellezze, l’inconsapevole causa di ripartire senza averla “conosciuta” e perciò amata.

Gli amministratori della città  hanno colpe enormi ed imperdonabili. Barattano le preziosità  della rarità  della città , la solitaria, eccezionale sua unicità , cedendole ad affaristi senza scrupoli, che mercificano lo “spirito” di Venezia creando la “passeggiata” di enormi navi attraverso la laguna, fatta di cristallo, incuranti delle disgrazie dell’Isola del Giglio e di Genova, tutto e solo per un “inchino” a favore di pochi crocieristi; vendono le facciate del Palazzo Ducale e della Piazza per apporvi maxiaffissioni, pubblicità  di articoli estranei alla città  …per avere soldi, soldi….soldi che andranno a beneficio solo di coloro che operano nel “turismo”; cedono alle lusinghe di costruire un “Quinto Ponte” sul Canal Grande, inutile, brutto, offensivo e costoso, costoso, costoso….vergognosamente, stupidamente costoso!

Vorrei concludere con una nota di “ottimismo”. Negli anni ’80, la laguna fu invasa da una marea di alghe di una specie diversa da quella indigena, con molta probabilità  trasportate da qualche nave mercantile proveniente chissà  da quale mare, che produssero, per prima cosa, una mucillagine che dette respiro alla presenza dei “chironomidi” altra specie nuova di zanzare. I veneziani si batterono come leoni contro il”nemico”: piazzarono enormi pannelli bianchi, nel cuore della laguna, e contro di essi, vi proiettarono un fascio di luce assai forte per attirare gli insetti. I risultati non mancarono, come, però, non mancarono gli affanni delle donne per pulire, al mattino, le calli dei chironomidi …cittadini, per evitare pericolosi scivoloni dei passanti che posavano il piede sopra quella melma scivolosa. La situazione peggiorò in rapida successione ….. le alghe della laguna cominciarono ad assumere dimensioni sempre più grandi, sino a diventare gigantesche. La situazione non era delle migliori. Ci pensò Venezia a debellare il “mostro” perché le alghe ingigantendo avevano bisogno sempre più di ossigeno… quell’ossigeno che le dimensioni provvedevano a distruggere. Le alghe gigantesche si “suicidarono”.

Fece tutto Venezia da sola e la “sua natura”. Per l’Uomo, la cura era quella macchia bianca rappresentata dal pannello illuminato, spettrale, in mezzo alla laguna.

Ecco la mia speranza.. che Venezia ripeta il miracolo, faccia da sola..si liberi dalle piaghe e torni a distribuire le sue dolcissime, meravigliose, uniche “grazie”!

Te ne ho parlato e con tanto fervore, perché avevo bisogno di dire, di raccontare..ma anche di metterti sull’avviso!

Scusami, ma se la tua prossima mèta è Venezia…….proprio non me la sento di augurarti “buon viaggio”.

gianeselli iginio

[20/05/2013]

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