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Carnevale di Venezia inizia tra le polemiche: ‘Sbagliata discoteca in Arsenale’

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arsenale di venezia

Il Carnevale di Venezia non inizia nel migliore dei modi, quantomeno non con il consenso e il gradimento di tutti.

L’idea dell’Arsenale di Venezia trasformato in una maxi discoteca è esplosa improvvisamente, quando fino a ieri si parlava di un luogo di storia e cultura riconquistato con battaglie popolari, con in testa il sindaco Orsoni che aveva cavalcato la protesta, ipotizzandolo come possibile centro culturale da restituire alla città.

L’allocazione della discoteca in cui dirottare i balli notturni di tecno e disco, con il suo carico di calli vicine usate come latrine, è esplosa agli onori delle cronache con la presentazione della kermesse, e viene dato come un punto consolidato del programma. Peccato che, a quanto sembra, non si siano sentito pareri in merito.

Il Carnevale di Venezia avrebbe dovuto tenere conto di quelli di storici e ambientalisti, ad esepio, che sono indignati all’idea. Il simbolo della potenza navale della Serenissima che viene trasformato in una sceneggiatura turistica per una manifestazione ‘da cartellone’ scatena le proteste di associazioni di cultura e impegno sociale e mondiale, come Italia Nostra, Fai e Wwf, tutti pronti a bollare l’iniziativa come l’ennesimo esempio di svendita e mercificazione della città e della sua storia.

«Ancora una volta siamo contrari perché vediamo lontano – dice Paolo Lanapoppi, vicepresidente della sezione di Venezia di Italia Nostra – .Vediamo i disastri prima che si verifichino».

L’Arsenale, creato nel XII secolo per supportare il dominio sui mari dei Dogi, «può e deve essere il luogo della nascita di attività produttive di alto livello, se vogliamo anche di alto artigianato locale, e poi di centri di ricerca e produzione scientifica, operosi, innovativi, rispettosi del luogo e della sua storia – rincara -. Per i veneziani è un luogo sacro, il che non significa intoccabile o mummificato: significa che deve continuare, in un presente attivo, a testimoniare una storia che è il nostro passato e la fondazione del nostro presente».

Dello stesso parere Maria Camilla Bianchini d’Alberigo, presidente del Fai veneto, per la quale «non si può pensare di valorizzare l’Arsenale facendolo diventare luogo di convegni e
feste».

Dopo l’acquisizione dell’area da parte dell’amministrazione municipale, avvenuta tra mille proclami con cui si sono riempite le pagine della stampa dichiarandosi in favore del recupero per la città e la cittadinanza, il fatto di farne l’ennesima svendita al turismo pare l’ennesima presa in giro.

Monica Manin

[26/01/2014]

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