Il nome di Cacciari non salta fuori dall’elenco degli indagati per il recente scandalo Mose, ma si trova in qualche modo annotato nelle migliaia di pagine che costituiscono i faldoni di cinque anni tra intercettazioni e deposizioni.
«Può darsi benissimo che abbia chiesto aiuti al Consorzio o all’Eni, dei quali nella mia vita ho detto peste e corna. In quindici anni da sindaco di Venezia sarò intervenuto un migliaio di volte per chiedere di salvare aziende e posti di lavoro». Questa la posizione di Massimo Cacciari, volta a chiarire che nel suo operato non c’è mai stato nulla per proprio tornaconto personale.
«Non ero gradito al Consorzio, del quale avevo detto peste e corna, né all’Eni e avevo la coscienza talmente libera e tranquilla che a cuore del tutto leggero e in assoluta libertà di coscienza potevo chiedere cose utili alla città senza che ci fosse un do ut des».
Sarebbe il presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati a fare il nome del sindaco filosofo: «Cacciari mentre era sindaco mi ha chiesto di aiutare un’impresa che si chiamava Marinese che veniva da quella che è una grossa impresa che si chiamava Guaraldo. Poi mi ha chiesto una sponsorizzazione da 300mila euro».
Cacciari in qualche modo conferma, ma sempre ribadendo la sua logica contraria all’arricchimento personale: «Sì, può darsi: sono intervenuto dieci volte al giorno per salvare imprese in difficoltà e posti di lavoro – spiega il filosofo – Ho chiesto a Eni, Fincantieri e Consorzio: chiunque potesse intervenire per aiutare imprese in difficoltà perché avevo libertà di coscienza. Ho la coscienza pulita e ciò che ho fatto rientra nei compiti di un sindaco»
Paolo Pradolin
[11/06/2014]
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