«Le borse di studio, a questo punto, pagatele voi». Questa è la frase uscita, rivolta allo Stato, da Palazzo Balbi dopo il fallimento degli ultimi mesi, a causa della burocrazia e i vincoli del Patto di stabilità, nel tentare di pagare con il meritato assegno alcuni studenti.
Moltissimi sono, infatti, gli studenti del Veneto che stanno attendendo il riconoscimento delle borse di studio per l’anno accademico 2012-2013: 11 milioni di euro che riguardano circa 3mila famiglie che non vengono suddivisi e consegnati a chi di diritto.
Ma nonostante le proteste dei diretti interessati, la Regione non può farci niente. I soldi sono presenti in cassa dal 23 luglio scorso, ma non può erogarli, a causa del congelamento dei flussi in uscita da parte del Patto di stabilità.
«Abbiamo dei limiti che ci costringono a darci delle priorità nelle erogazioni e, per quel che mi riguarda, ho preferito privilegiare la cassa integrazione – spiega l’assessore all’Istruzione Elena Donazzan – per loro la borsa di studio è un aiuto, per quanto importante; per molte famiglie la cassa integrazione è l’unico sostegno su cui si può contare in casa».
E quegli 11 milioni per gli studenti che fine fanno? Niente, rimangono lì, fermi, e non vengono spesi per niente altro. La Regione, intanto, ha deciso di passare la patata bollente allo Stato che è colui il quale, a monte, mette già i soldi, che rimangono poi congelati nelle casse del Veneto. Ma nonostante i mille tentativi della Regione «nessuna di queste strade è riuscita ad ottenere il risultato necessario per raggiungere l’obiettivo».
Così da Palazzo Balbi si avanza una proposta dove si chiede che d’ora in poi sia lo stesso Stato a pagare direttamente ad Università, Esu e Comuni «tutte le risorse future, per tutti i contributi per il diritto allo studio scolastico- formativo ed universitario, qualora tali risorse non vengano escluse dai limiti di cassa del Patto di stabilità interno delle Regioni».
Sara Prian
[20/11/2013]
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