Dopo aver vinto Venezia 67 nel 2010 con il delicato “Somewhere”, torna Sofia Coppola con “Bling Ring”, una pellicola patinata che si avvicina di più a “Maria Antonietta”, distaccandosi leggermente dal resto della sua produzione, puntando molto di più sul ritmo, le musiche e il glamour al fine però, questa volta, di critica sociale di una generazione che sembra aver perso tutti i valori importanti della vita.
Sei giovani ragazzi benestanti di Los Angeles, capeggiati da Rebecca (Katie Chang), decide per puro sfizio personale di intrufolarsi e derubare le case delle celebrità di Hollywood come Paris Hilton e Lindsay Lohan. Nel giro di un anno il gruppo diviene famoso tra gli amici, portandosi a casa un bottino superiore ai 3 milioni di dollari.
Tratto da una storia vera, “Bling Ring” è il triste manifesto della generazione dei 20enni americana e non solo. Abituati ad avere tutto, finiscono per non dare valore più a nulla, cercando di avere sempre di più e sentirsi vivi attraverso il rischio, le discoteche, l’alcol e la droga.
L’amicizia non è più il valore da conservare, ma diventa un mezzo per raggiungere i propri scopi, per dimostrarsi più “cool” nelle foto su Facebook da postare un secondo dopo averla scattata.
La gioventù bruciata del 21esimo secolo è quella che, dopo il bellissimo b-movie “Spring Breakers” di Harmony Korine, Sofia Coppola decide di mostrarci ancora una volta; una generazione dove i social network determinano il tuo status, una generazione delle apparenze, quella in cui se non ostenti il glamour non sei nessuno.
“Bling Ring” è un film scandito dal ritmo psichedelico ed incessante della musica dance-house, dalla forte luminosità della vita di giorno a cui si contrappongo le inquadrature buie della notte che rappresentano l’altra faccia della medaglia della vita di questi ragazzi. Quando il sole cala sulle Hollywood hills, si trasformano, lasciando a casa, nell’immaginario dei genitori, la maschera di bravi ragazzi e facendo emergere il loro lato oscuro fatto di feste, furti, droga e alcol. Sono i bimbi sperduti di Peter Pan quelli della Coppola, sono ragazzi cresciuti a pane e gossip che hanno bisogno di sentirsi parte di un mondo che vive solo di notizie scandalistiche e che non sa più quali siano i valori per cui lottare.
L’intelligenza della regista sta nell’immergersi completamente in questo mondo, registrando una triste realtà riportandola sullo schermo, con tutte le contraddizioni e le assurdità del caso.
“Bling Ring” si trasforma così in una (triste) favola contemporanea, con la sua morale, dove Sofia Coppola decide di indossare i panni di una moderna Esopo, dimostrando ai giovani le conseguenze dei loro gesti.
Sara Prian
[01/10/2013]
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