NOTIZIE VENEZIA | Se c'è un padiglione che alla 55esima Biennale d'arte di Venezia stupisce, è proprio quello russo. Già lungo il viale alberato, si viene immediatamente attirati dal suono di qualcosa di metallico che si infrange contro una parete o un pavimento. Un cartello invita gli uomini ad accedere all'installazione dall'alto mentre le donne possono, fornite di un ombrello trasparente, entrare perscoprire la fonte del rumore che ha fatto avvicinare così tante persone.
Monete. Monete d'oro che cadono dall'alto come se fosse pioggia, mentre c'è chi osserva dall'alto inchinato su delle panche, come se fosse in chiesa, e si prostrasse al Dio denaro.
L'opera di Vadim Zakharov, tra le più originali di questa edizione, riprende il mito dell'antica Grecia di Danae. Figlia di Acrisio, re di Argo al quale era stato profetizzato che suo nipote, un giorno, lo avrebbe ucciso. Timorato da ciò l'uomo rinchiuse Danae, ancora senza figli, dentro una torre. Qui Zeus, prese le sembianze di una pioggia d'oro, la mise incinta generando Perseo.
Ecco chiarita, quindi, la stranezza del poter far entrare a raccogliere le monete solo alle donne che, come moderne Danae, sono parte attiva dell'opera, prendendo poi gli spiccioli e rimettendoli in un secchio che verrà issato per ridare vita al ciclo.
Al piano di sopra all'uomo viene ricordato sulle pareti di “Confessare la propria maleducazione, lussuria, narcisismo, demagogia, falsità , banalità – continua in un altra stanza – avidità , cinismo, la voglia di rubare, speculazione, spreco, ghiottoneria, seduzione, invidia e stupidità “.
Tra gli elementi di quest'opera c'è, inoltre, un uomo seduto su una trave sopra una sella che mangia arachidi: egli è simbolo dei lavoratori delle banche – spiega Zakharov – che continuano a proseguire i loro scopi, staccandosi dalla realtà , mentre il resto del mondo si impoverisce.
Sara Prian
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[30/06/2013]