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Berlusconi rischia con i giudici, anche per la risposta stizzita

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Berlusconi rischia con i giudici

L’inizio dell’Appello del processo Ruby, che deve confermare o annullare la condanna a 7 anni dell’allora premier per concussione e prostituzione minorile, ha avuto luogo ieri.
Berlusconi rischia con i giudici, soprattutto nel caso di un verdetto sfavorevole (anche se mancherebbe sempre la Cassazione) che potrebbe fargli perdere l’attuale affidamento ai servizi sociali che sta scontando in sostituzione di 1 anno per frode fiscale sui diritti tv Mediaset.

Berlusconi rischia con i giudici però anche a Napoli, dove il procuratore Colangelo, e i pm Piscitelli e Woodcock, lunedì esamineranno le trascrizioni dell’udienza dell’altro ieri del processo Lavitola, dove si è verificato quel botta e risposta tra il teste Berlusconi e la presidente della VI sezione del Tribunale, Giovanna Ceppaluni. Il primo si era lamentato di alcune domande, «non riesco a capirne le ragioni». «Non c’è proprio alcun bisogno che lei capisca», gli aveva risposto la giudice. E l’ex premier era sbottato: «La magistratura è incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e ha l’impunità piena».

Due le valutazioni che dovranno fare i pm napoletani: se ravvisare gli estremi di un reato ascrivibile a Berlusconi, e se trasmettere il verbale al Tribunale di Sorveglianza di Milano, per consentire alla giudice Beatrice Crosti di decidere se avviare l’iter di un formale richiamo a Berlusconi, pena la revoca del beneficio di concessione dei servizi sociali alternativi alla detenzione domiciliare.

Intanto, ieri il presidente del collegio di Cassazione che nel 2013 condannò Berlusconi in via definitiva, Antonio Esposito, sarebbe dovuto comparire davanti al Csm per rispondere all’accusa di aver violato i doveri di riserbo e correttezza nell’intervista al Mattino di Napoli (successivamente smentita in parte dal giudice con l’accusa al giornale di averne manipolato il testo), concessa dopo il dispositivo ma prima del deposito delle motivazioni.
Il giudice Esposito attraverso la figlia ha fatto pervenire una lettera del difensore del giudice accompagnata da un certificato che rappresentava «l’impedimento assoluto» per un intervento chirurgico in una clinica romana con 3 giorni di prognosi.

Redazione

[21/06/2014]

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