Svolta decisiva nella vicenda della condanna a Silvio Berlusconi: «Non mi passa nemmeno per la testa di chiedere la grazia. Non lo farò io, non lo faranno i miei figli, non lo faranno i miei avvocati. E non chiederò nemmeno i servizi sociali, né i domiciliari. Io continuerò la mia battaglia a testa alta, anche dal carcere se servirà . Non l’avranno vinta».
Pensare che venerdì Berlusconi aveva avuto un lungo colloquio con i suoi legali, con i familiari, con i collaboratori più stretti, e tutti erano orientati ad ammorbidire la posizione di Silvio Berlusconi. Il consiglio degli avvocati sarebbe di accedere ai servizi sociali, perchè se il clima si rasserenasse e il Pd si disponesse ad attendere almeno la fine dei nove mesi di pena prima di decidere sulla sua decadenza da senatore, magari si riuscirebbe a salvare il salvabile, a tutelarlo, a tenere in piedi il governo e assieme l’agibilità politica del leader del centrodestra.
Ma Berlusconi non ci sta. L'uomo è troppo deluso e amareggiato che vuole vedere solo l'atteggiamento di quel Quirinale dal quale nel Pdl si aspettava di più e dal Pd che non risponde e che, si sta convincendo Berlusconi, porterà il Paese al voto anticipato presto, forse entro l’anno.
Paolo Pradolin
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[18/08/2013]