Il gol che rompe il digiuno che dura dal 22 settembre, non trasforma la giornata in ‘perfetta’. E’ bastato l’udire un insulto (vero, non vero, capito male?) per mandare tutti i buoni comportamenti a gambe all’aria ed entrare in zona espulsione. Poi, per non farsi mancare niente, una frecciata al pubblico: “3” agitato con le dita verso la gente per indicare al pubblico i tre gol rifilati dal Milan al Catania.
Mario Balotelli è sinonimo di show, nel bene e nel male. Dopo aver lasciato il segno già martedì a Glasgow in Champions contro il Celtic, Mario si è ripetuto ieri. Non segnava in campionato dalla notte sciagurata con il Napoli quando, al termine della sconfitta con la squadra di Benitez, si lasciò andare a una tale sfuriata con l’arbitro da rimediare una squalifica di tre turni. Settanta giorni dopo Balotelli è di nuovo determinante. Nel bene e nel male.
Minuto 76: dopo un contrasto con Spolli, Balo si avventa energicamente su di lui. I compagni di Mario osservano, dividono, Allegri dalla panchina urla a Kakà di intervenire. Ricky, da leader della squadra, accorre e separa Mario dal difensore sudamericano. Balotelli si allontana ma corre dal quarto uomo lamentandosi: «Mi ha detto negro di m… ». La partita prosegue; dopo 3 minuti, quando un’azione del Catania si spegne sotto la tribuna, Balotelli applaude ironicamente il pubblico siciliano.
All’83 Allegri lo sostituisce: «C’era un po’ di nervosismo e ho preferito toglierlo, anche per risparmiarlo un po’. Era stanco e aveva preso una botta. In campo possono accadere scaramucce, ma l’arbitro è stato bravo a gestire la situazione tra Spolli e Balotelli».
Gli ispettori della Procura federale stanno indagando sull’insulto a sfondo razziale. Ma dai filmati tv di Sky e Mediaset sembra che non ci sia l’insulto che Balotelli ha sostenuto di aver ricevuto con il quarto uomo. Testimoni dell’accaduto non ci sono (l’arbitro, sull’episodio, nel referto non ha scritto nulla) e il difensore sudamericano, all’antidoping a fine partita, ha preferito evitare commenti sull’accaduto.
Roberto Dal Maschio
[02/12/2013]
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