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Libri: Assassin’s Creed – Black Flag, l’avventura vive anche su carta

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Se Assassin’s Creed ha avuto e ha tutt’ora un grande successo come videogioco, è un po’ meno conosciuto come saga cartacea che ci racconta, senza il problema del telecomandino e delle strategie, le avventure del credo ludico più famoso del millennio.

E’ da poco uscito infatti, sempre dalle mani di Oliver Bowden per la Sperlink&Kupfer, il nuovo capitolo: Black Flag del pirata assassino Edward Kenway.

Siamo agli inizi del ‘700 e Edward, esuberante figlio di un mercante, è deciso a solcare i mari per diventare una persona ricca e rispettata. Il momento della svolta arriva quando una tragedia colpirà la tenuta di famiglia e il giovane si ritroverà su una nave pronto a diventare uno dei più grandi bucanieri di tutti i tempi. Una congiura nei suoi confronti lo porterà a conoscere il credo degli Assassini e ad affiancarli nell’infinita lotta contro i Templari.

Un libro così avventuroso trova le sue radici nelle più classiche opere di Salgari o Stevenson di cui condivide le ambientazioni, i profumi, i gusti e le immagini che immancabilmente spuntano nella nostra mente pagina dopo pagina.

Il Capitano Kenway è uno dei personaggi più affascinanti della saga dopo Ezio Auditore e con le sue avventure, così sapientemente trascritte da Bowden, si riesce a percepire il salmastro sulla propria pelle e la brezza marina che ci accarezza il volto, mentre siamo comodamente nella nosta camera.

Una lettera scritta di cuore dal bucaniere verso un ignoto, almeno inizialmente, destinatario del quale noi lettori prendiamo le sembianze e ogni parola che Kenway dice ci sembra direttamente dedicata, con un coinvolgimento davvero magistrale.

Il protagonista è in grado, con questo racconto a posteriori, di essere un narratore a tutto tondo di prendere le distanze dai suoi comportamenti di cui va meno fiero e fare un’acuta analisi introspettiva delle sue avventure, portandoci una sorta di morale attraverso un romanzo che possiamo definire di formazione.

Sì perché Edward inizia poco più che 17enne e lo ritroviamo alla fine come un uomo fatto, intelligente, che ha capito cosa vuole fare della sua vita e che, cosa ancora più importante, ha commesso errori, ma ora è in grado di darne un giudizio, di guidare il suo interlocutore verso la retta via e l’amore, ingranaggio che muove tutti i gesti di Kenway.

Un libro da leggere tutto d’un fiato, che ti avvolge e ti porta in luoghi lontani come solo i grandi classici di genere erano riusciti a fare.

Sara Prian

[09/01/2014]

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