IL PRIMO GIORNALE ONLINE DI VENEZIA | ANNO XVIII

venerdì 26 Aprile 2024
8.4 C
Venezia

data pubblicazione:

ultimo aggiornamento:

LEGGI ANCHE:

HOME PAGELETTERE AL GIORNALEAngelo Scola e la normalizzazione della Diocesi di Milano
Questa notizia si trova quiLETTERE AL GIORNALEAngelo Scola e la normalizzazione della Diocesi di Milano

Angelo Scola e la normalizzazione della Diocesi di Milano

pubblicità

Il nuovo Arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola, 70 anni a novembre, teologo e biblista raffinato della scuola di Tubinga, laureato in Filosofia alla Cattolica, nominato capo della seconda Diocesi più grande del mondo (dopo quella di San Paolo in Brasile) con oltre 5 milioni e 200 mila abitanti, 1.100 parrocchie, e 3.000 sacerdoti, tra religiosi e clero regolare, avrà  un compito pastorale arduo, difficile e complesso da assolvere.La società  milanese, quella del benessere, del materialismo, dell'edonismo e del consumismo (tutti valori contrapposti ai valori spirituali) ha un Seminario semivuoto, le ordinazioni sacerdotali sono scarse, il clero invecchia, le parrocchie vengono accorpate, la Facoltà  Teologica dell'Italia Settentrionale guarda da troppi anni alla teologia protestante del Nord Europa e, oramai, non è più in linea con Roma. Basterebbe, a questo riguardo, sapere il parere autorevole del Prefetto card. Levada.

Infine, nella Diocesi, abbiamo 100 mila studenti che non fanno religione a scuola (dalle materne alle Superiori) , nonostante la formazione e l' aggiornamento culturale che don Michele Di Tolve impone da tre anni ai 2.200 docenti di religione cattolica senza successo.
Sarebbe opportuno invece che don Di Tolve, per ragioni di trasparenza e di correttezza, pubblicasse i dati dei non avvalentisi anche per analizzare le cause di tale disaffezione nella diocesi senza fare il ragioniere… Dov' la strategia per contenere e arginare il fenomeno dei non avvalentisi? Dov'è un piano, un programma per arrestare il fenomeno in caduta libera? Evidentemente la teoria di don Di Tolve secondo cui chi va d'amore e d'accordo con i Dirigenti scolastici (anche quando sbagliano) non funziona.
Non dimentichi, don Di Tolve, che ci sono moltissimi dirigenti che tuttora discriminano e perseguitano i docenti di religione solo perchè non allineati oppure perchè invocano la cultura della legalità . O, peggio, perchè sono dirigenti scolastici atei e anticlericali.

La gente nella Diocesi di Milano non frequenta la messa domenicale come una volta, non si accosta ai Sacramenti, non prega più, ed è notevolmente scristianizzata e secolarizzata. Senza contare il fenomeno grave dell'analfabetismo religioso che è diffuso nella diocesi che porterà  la nuova classe dirigente del futuro ad essere deprivata culturalmente in una società  multiculturale, multireligiosa e multietnica. Milano è, sì, capitale del lavoro, del volontariato, del terziario avanzato, del terzo settore, della finanza, delle Banche, della Borsa e della Moda, ma fondamentalmente è una città  senza Dio (non contro Dio) agnostica e irreligiosa, e molti suoi abitanti vivono come se Dio non esistesse. Molti, poi, non credono più in Dio (ateismo teorico e pratico) e nella morale cattolica, considerata piena di divieti, di limiti, e di tabù, la quale non viene rispettata perchè, una volta eliminato Dio dal proprio orizzonte, tutto diventa lecito, come diceva lo scrittore russo Fedor Dostoevskij.

Il cardinale Scola arriva a Milano dopo 30 anni di progressismo dilagante in cui il Magistero della Chiesa e la Tradizione Apostolica sono stati scientemente accantonati per far posto alla “sola Scriptura” e al “libero esame” della Bibbia con conseguenze deleterie per il Popolo di Dio aprendo la via al soggettivismo filosofico-religioso e al relativismo etico e religioso. La dottrina è allo sbando: sono stati insegnati per anni il dubbio corrosivo e ontologico, la critica sistematica e demolitrice, la contestazione verso Roma, il rifiuto dei dogmi cattolici, l'inesistenza della coscienza morale e del peccato, l'Eucarestia è stata considerata solo Memoria e non già  presenza reale del Corpo e del Sangue di Cristo.

La negazione della divinità  di Cristo (per proclamare la morte di Dio) come fece il teologo americano W. Hamilton già  negli Usa negli anni 70, e alcuni secoli fa il teologo egiziano eretico Ario e più recentemente Bonhoeffer che teorizzo' il Cristo ” per gli altri” riducendolo solo a Maestro e Salvatore. Peccato che Gesù abbia anche una natura divina… Negare l'inferno e il paradiso era la norma a Milano.

Non parliamo, infine, del dubbio sistematico e dello scetticismo sui miracoli, sulla Vergine Maria madre di Dio e sulla Risurrezione di Cristo o della teologia neo tomista considerata famigerata e dannosa, superata e passatista nonostante le cinque vie che conducono a Dio siano sempre attuali a detta di tutti i filosofi cattolici.

Insomma, a Milano, c'è stata una Chiesa dentro la Chiesa. O, se vogliamo, una Chiesa con un magistero parallelo adducendo la motivazione del libero pluralismo religioso per contestare larvatamente il ministero petrino oscurantista invocando una collegialità  episcopale che, invece, c'è sempre stata nei vari Sinodi e nelle Conferenze episcopali nazionali e regionali. E' venuta a mancare quell' l'unità  ecclesiale su cui Scola non transigerà  essendo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Da ultimo, il formidabile progresso tecnico e scientifico, nella società  postmoderna, è stato usato per vanificare il discorso religioso nella società  e per promuovere il neopositivismo logico (secondo cui concetti come anima, aldilà , e Dio, sono privi di senso perchè indimostrabili), lo scientismo, il razionalismo e lo scetticismo in materia di Dio e di religione; tutte correnti culturali diffuse nelle scuole statali dove spesso è negata la libertà  di apprendimento. Vengono alla mente, di fronte a questo quadro poco edificante, le parole di S. Basilio dopo il Concilio di Nicea: “Il grido rauco di coloro che per la discordia si ergono l’uno contro l’altro, le chiacchiere incomprensibili, il rumore confuso dei clamori ininterrotti ha riempito ormai quasi tutta la Chiesa falsando, per eccesso o per difetto, la retta dottrina della fede…”.

Come si vede, il compito del nuovo Arcivescovo di Milano, è immane in una Diocesi che ha conosciuto la decomposizione del cattolicesimo con le sue inerzie, il suo immobilismo, il disimpegno, le sue manchevolezze, i suoi falli e i suoi difetti nella vita ecclesiale, l'ambiguità , il sofisma, il dissenso dottrinale, l'autonomia della coscienza, la moralità  nuova e permissiva, il suo conformismo, ecc. Noi gli staremo vicino con la consapevolezza che Egli è un grande Pastore, un Sacerdote, un Maestro e un Successore degli Apostoli che praticherà  l'Amore, cioè la carità  nel senso più alto e più nobile del termine evangelico che ci ha insegnato l’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinzi. Ma anche ricordandoci ogni giorno che il cardinale Scola è un Vescovo che lavorerà  per l'unità  della Chiesa ambrosiana, annuncerà  Gesù Cristo crocifisso e risorto con coraggio, confermerà  i fratelli nella fede, e soprattutto custodirà , come Vescovo, il “depositum fidei” che è stato tante volte dileggiato e saccheggiato. Ma soprattutto ci piace ricordare la definizione di Sant'Ignazio di Antiochia che potremmo riferire a Scola. Scriveva Ignazio: “dove c'è un Vescovo, là  si raduni la comunità ” in tal modo che dove c'è Cristo Gesù là  c' è la Chiesa. E Scola sarà  al servizio della Chiesa di Milano e un rappresentante qualificato di Cristo perchè applicherà  le parole del grande santo.

Quello del cardinale Scola, finalmente, dopo 30 anni, sarà  un cristianesimo forte nella convinzione e nella fede, come 2.000 anni fa ci invitava a fare san Pietro: “Siate forti nella fede”. Mentre, san Paolo diceva a questo riguardo: “quando sono fiaccato, allora sono robusto” (2 Cor. 12, 10). E ancora: il nostro cristianesimo dev’essere una palestra di resistenza e di fortezza (Cfr. 1 Cor. 9, 24 ss.; 2 Tim. 4, 7; Phil. 3, 14; etc.).
Quindi un cristianesimo non adulto, come piace alla signorina Bindi, non mediocre, non conformista e vile, non molle e tiepido ma, al contrario, fiero, orgoglioso, dialogante, esemplare nella testimonianza, e senza complessi di inferiorità  verso laicisti ed anticlericali da sempre ostili alla Chiesa.

Venezia è stata privata del suo Patriarca per “normalizzare Milano” che, da un punto di vista religioso, è diventata una “società  liquida” (Z. Bauman) e relativista per mettere al centro un libro (la Bibbia), e non Gesù crocifisso e risorto. Come ci hanno insegnato i teologi cattolici accantonati nella facoltà  teologica di Milano: De Lubac, Congar, Ratzinger, Chenu, Rahner, e Von Balthasar. Tutti teologi eliminati alla Facoltà  di Milano per far posto ai teologi luterani e calvinisti: Bonhoeffer, Barth, Bultmann, Moltmann, Ebelin, Fuchs, Niebuh e Pannenberg.

I risultati ora sono sotto gli occhi di tutti: quelli di un Popolo di Dio sconcertato e disorientato grazie ad alcuni Vescovi Ausiliari e Vicari Episcopali che hanno avuto e hanno carta bianca su tutto. Ecco perchè abbiamo bisogno, a Milano, di Angelo Scola che, con la carità  e l'unità  ecclesiale, eviterà  ulteriori frammentazioni e divisioni nella chiesa ambrosiana.

Scola si occuperà  della tentazione più grave del nostro tempo, quella cioè di arrestare la nostra compiacenza alla sfera «orizzontale», come ora si dice, per trascurare, per dimenticare, e finalmente per negare la sfera «verticale»; cioè per fissare il nostro interesse al campo visibile, sperimentale, temporale, umano, abdicando alla nostra vocazione verso il regno di Dio, invisibile, ineffabile, eterno e sovrumano. L’ateismo moderno ha in questa scelta, esclusivamente positiva per le cose di questo mondo, e radicalmente negativa per le cose religiose e specificamente cristiane, la sua origine più seducente e più pericolosa.

L' aberrazione del pensiero moderno è arrivata, quando essi hanno affermato con aggressiva virulenza che «l’uomo è per l’uomo l’essere supremo» (Marx), che l’antropologia deve sostituire la teologia (Feuerbach), che al posto dell’Essere supremo si deve collocare l’umanità  (Comte), che «Dio è morto» per l’uomo moderno (W. Hamilton. etc.). Secondo questi profeti materialismo, del positivismo, del fenomenismo sociale la religione non ha più ragion d'essere. Come farà , ad esempio, il Patriarca Scola a superare le difficoltà  della divisione, della disgregazione, che, purtroppo, s’incontrano in non pochi ceti della Chiesa ambrosiana? La divisione, di cui oggi soffre la Chiesa di Milano, non è tanto nella sua compagine strutturale, quanto piuttosto è negli animi, è nelle idee, è nel contegno di molti, che ancora, e spesso con ostinata convinzione di superiorità , si dichiarano cattolici, ma a modo loro, con libera e soggettiva emancipazione di pensieri e di atteggiamenti, ed insieme con fiera ambizione d’intangibile autenticità .

La ricomposizione dell’unità , spirituale e reale, all’interno stesso della Chiesa, è oggi uno dei più gravi e dei più urgenti problemi della Chiesa. Ci si consenta il carattere elementare di questo discorso, riducendolo a due punti, che crediamo principali, la diagnosi negativa di questo deplorevole stato di cose. Il primo punto riguarda lo spirito di contestazione, che oggi è diventato di moda, e che tutti quelli che nel campo ecclesiale pretendono ad essere moderni, popolari e personali, si arrogano spesso con irresponsabile disinvoltura.

Per sé, la contestazione vorrebbe rivolgersi a individuare e a correggere difetti meritevoli di riprensione, e perciò mirare ad una conversione, ad una riforma, ad un aumento di buona volontà ; e il Patriarca Scola non esorcizzerà  una positiva contestazione, se essa tale rimane. Ma, ahimé!, la contestazione è diventata una forma di autolesionismo, troppo spesso privo di sapienza e di amore; è diventata un vezzo facile, che vela lo sguardo sui propri difetti e lo apre invece su quelli altrui; essa abitua ad un giudizio, spesso temerario, sui falli della Chiesa, e indulge, fino alla simpatia e alla connivenza, a quelli degli avversari della Chiesa, dei negatori del nome di Dio, dei sovvertitori dell’ordine sociale; essa si schiera radicalmente per le riforme più audaci e pericolose, e sottrae poi la propria adesione, umile e filiale, allo sforzo rinnovatore che il cattolicesimo tenta di stabilire in ogni settore della vita e dell’attività  umana.

Scaturisce da tale spirito negativo un facile istinto alla propria distinzione dalla comunità , alla preferenza egoistica del proprio gruppo, al rifiuto della solidarietà  per le grandi cause dell’apostolato per il regno di Dio; parla di liberazione, e naviga, anche senza volerlo, amara e senza gioia, verso «un libero esame», verso cioè un’affermazione soggettiva, che non è certamente conforme al genio della carità . La quale carità  deve guarire la Chiesa da questo contagio della critica contestatrice e corrosiva, ch’è penetrato qua e là  anche nel tessuto del Corpo mistico: il carisma della carità  dev’essere ricollocato al posto dovuto, il primo: «la carità  è paziente, è benefica; la carità  non è astiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non si adira, non pensa male, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità ; tutto sopporta, a tutto si accomoda, tutto crede, tutto spera, tutto sostiene» (1 Cor. 13, 4-7). E così via.

Ricordiamoci questo inno di San Paolo alla carità ; questa, la carità , deve purificare la legittima, e talora doverosa contestazione; e riabituare la Chiesa a ritrovare in se stessa il proprio cuore, nel quale pulsa nel profondo il cuore divino, dolce e forte, di Cristo: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore!» (Mt 11, 29). E il secondo punto? Questo riguarda una distinzione, che dall’ordine logico passa facilmente, ma abusivamente, a quello vissuto; la distinzione, diciamo, della Chiesa istituzionale da quella carismatica; dalla Chiesa di Gesù Cristo a quella del Popolo guidato dallo Spirito Santo; dalla Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, ad una Chiesa concepita secondo i propri lumi personali, o anche i propri gusti spirituali soggettivi. E le conseguenze negative sono principalmente due: la disobbedienza e un pluralismo oltre i suoi legittimi limiti; temi questi che esigerebbero ampi e onesti sviluppi.

Quale Chiesa infatti ha fondato Gesù? Gesù ha fondato la sua Chiesa su Pietro, su gli Apostoli, non altre. Non esistono diverse Chiese; piena e perfetta, nella sua concezione, ne esiste una sola. Ed è a questa Chiesa che Gesù ha mandato lo Spirito Santo, affinché la Chiesa istituzionale viva dell’animazione dello Spirito Santo, e dello Spirito Santo sia custode e ministra. I carismi, cioè i doni speciali che lo Spirito infonde anche nei fedeli, sono a profitto dell’unica Chiesa esistente e per la sua dilatazione nel mondo; come si sa (Cfr. 1 Cor. 12).
Perciò dovremo restaurare, con il Vescovo Scola, quel vero «senso della Chiesa» che risponda alle divine intenzioni, e che conferisca alla Chiesa quell’unità  interiore, quella vitalità , quella gioia di essere e di operare, che diano testimonianza a noi, al nostro tempo della presenza e della salvezza di Cristo (Cfr. Gv 17).

(* Presidente Ass. culturale docenti cattolici (Adc) )

[14 luglio 2011]

LEGGI TUTTO >>

RIPRODUZIONE VIETATA. SONO VIETATI ANCHE LA RIPRODUZIONE PARZIALE DI TITOLI, TESTI E FOTO ATTRAVERSO SISTEMI AUTOMATICI (CD AGGREGATORI) SU ALTRI SITI

Notizia interessante? Scrivi cosa ne pensi...

Scrivi qui la tua opinione
Il tuo nome o uno pseudonimo

notizie che hanno interessato i lettori

spot_img