Una svastica, un segno indelebile, doloroso, nel cuore di tutti i deportati e che ieri ha ricoperto l’insegna della sezione veronese dell’Aned, l’associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti.
A vederla per primo, Gino Spiazzi, presidente dell’associazioni che, quando aveva appena 20 anni, ha vissuto sulla propria pelle i campi di concentramento. Un simbolo ed il passato che torna ad incombere sul presente: «Voi non vi rendete conto – dice l’uomo con gli occhi lucidi e la voce spezzata – di quello che è stato un mondo fuori dal mondo».
Sul posto è immediatamente arrivata la Digos ad indagare, perché nonostante quella sede sia stata aperta da appena 5 mesi, niente era mai accaduto.
La sede è aperta due giorni a settimana, il lunedì e il martedì, e stando alle prime ricostruzioni la svastica potrebbe essere stata fatta tra venerdì sera e domenica notte. Lo spray nero, usato per disegnare il simbolo, è stato utilizzato anche per cancellare gli orari di apertura.
In quella stessa strada, via Arnolfo di Cambio 17, sono molti i residenti che lamentano da mesi continui disturbi alla quiete pubblica, in particolare a ridosso delle partite di calcio. E simboli nazi-fascisti, purtroppo, in quella zona ne spuntano di continuo ad imbrattare ogni superficie libera.
«A Verona – si può leggere in un comunicato dell’Aned – i conti con il fascismo e il nazismo, purtroppo, non sono ancora definitivamente chiusi. Anzi aggressioni, intimidazioni, dichiarazioni e manifestazioni fasciste e squadriste non hanno ricevuto la necessaria e unanime condanna».
Redazione
[13/05/2014]
Riproduzione vietata