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Amnesia è morta. Il suicidio della ragazza di 14 anni a Cittadella: «Ucciditi», le dicevano in rete

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Il dramma di Cittadella (Padova) dove una ragazzina di 14 anni si è suicidata domenica lanciandosi nel vuoto (di cui avevamo parlato qui) continua a fare discutere e nuove verità amare e barbare escono fuori il giorno dopo.

I giornali parlano di una ragazzina in stato di depressione, ma quel che è peggio è che in rete veniva insultata e invitata a suicidarsi.
Amnesia (come si faceva chiamare lei via Web) era spesso in rete in continuo equilibrio tra gli sbalzi e le insicurezze della sua adolescenza.
Le tracce delle indagini ora rivelano messaggi aberranti della rete: «Ucciditi», «Non sei normale, curati. Nessuno ti vuole, nessuno» la istigavano sconosciuti iscritti come lei ad Ask.fm, un sito che conta 60 milioni di utenti.

Amnesia, la ragazza che poi si è suicidata a Cittadella domenica, aveva solo 14 anni, aveva il cuore in frantumi a causa di una storia finita con un ragazzo che non la voleva più, La scuola non era per lei un rifugio, come magari lo erano i libri, ma il suo tema ricorrente era il suicidio. E quel che fa inorridire è che nessuno abbia mai provato almeno ad aiutarla. Solo insulti e violenza psicologica.

«Dove pensi che vivrai fra 5 anni?» chiedeva qualcuno dal mondo senza nome di Ask. E lei: «Vivrò fra 5 anni?». «Cosa stai aspettando?». «Di morire». Altri agevolavano la sua dimensione: «Secondo me tu stai bene da sola… fai schifo come persona»; insulti anche davanti alle fotografie dei tagli alle braccia che lei giurava di essersi procurata: «Ti tagli solo per farti vedere», «Spero che uno di questi giorni taglierai la vena importantissima che c’è sul braccio e morirai».

La ragazza, alla fine, si è suicidata davvero. E’ salita in cima a un vecchio albergo abbandonato di Cittadella e si è buttata giù.
Ieri la Procura padovana ha aperto un’inchiesta (per adesso senza ipotesi di reato precise) per stabilire se, appunto, si può parlare di istigazione al suicidio o di maltrattamenti, i due reati più probabili.

Amnesia ha scritto un biglietto per la sua amatissima nonna. Erano parole di scusa «per avervi deluso» e annunciavano la sua morte, indicando il luogo. L’ha trovata sua madre ai piedi di quel palazzone vuoto. Ha visto da lontano la sua sagoma per terra, quando le si è avvicinata tremava così tanto da non stare più in piedi. Hanno dovuto ricoverarla.

Redazione

[12/02/2014]

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Mi domando se chi le scriveva quelle cose tremende era consapevole dei tasti che stava premendo su quella tastiera,se si rendeva conto che una persona così debole,così alla ricerca di attenzioni e così visibilmente depressa avrebbe potuto avere una reazione come questa?
    Ho partecipato a una specie di seminario sul cyberbullismo e si è discusso di come il “carnefice” molto spesso nella realtà è vittima e sfoga la sua rabbia e la sua amarezza in questo modo, ma vedo persone felici nella vita che in rete sono cattive,non a questi livelli ma appena si oltrepassa la sottile linea Nome-anonimato escono fuori le più nascoste perversioni delle persone.
    I mezzi di comunicazione sono utili perché uniscono e sono simbolo di innovazione,l’anonimato in rete invece è totalmente inutile e dannoso come si può vedere!

  2. Una ragazza che muore, che lascia, che sceglie di sparire per far sparire l’orrore di chi la incita a farlo, di chi le dice, attraverso uno strumento in questo caso micidiale, che la sua vita non conta, che i suoi sentimenti non esistono, che il gioco dell’esasperazione avrà la meglio sulla sua fragilità. Ora si sa, gli invisibili che l’hanno portata a morire, sono una massa indedinita di ragazzi e adulti (forse) che tutti i giorni incontriamo per strada, che non staccano gli occhi dal telefonino, che indossano le stesse scarpe, che frequentano la scuola e magari sono bravi studenti. La trasformazione davanti al video avviene per simulazione. Cosa costa in fondo scrivere parole tremende sulla tastiera e affidarle alla povera vita di una ragazza che crede in quelle deliranti parole, che un po’ per volta si convince di non esserci nell’universo degli amici che teme, di non esistere? Tutto grazie alla disinvoltura dei vari mezzi informatici? Forse. Ma soprattutto la crudeltà si deve alla mancanza di consapevolezza sulla forza della parola, sull’uso spericolato e arrogante della stessa, sulle sue tracce mortali nell’animo di un’adolescente in crisi. Ma chi sono questi ragazzi che la invitavano, anzi ordinavano di uccidersi? Non sono mostri, non sono ufo, sono i nostri figli, nipoti, che fanno le coccole al loro gattino, ma che davanti al video non resistono. Diventano avidi di sensazioni, possono dire e fare di tutto. Il mondo adulto per caso, non è peggio di loro? E adesso cosa pensano di quella morte vera? Cosa succede in loro? Si convinceranno di non essere responsabili, che era solo un gioco? Un gioco malvagio. Ma sempre solo un gioco. La battaglia navale è finita. Amnesia ha cambiato rotta. E loro continueranno a giocare, a ferire, perchè così fan tutti o quasi, perchè la pietà è lontana, sonosciuta nel magico mondo delle tastiere e dei messaggi immediati, perchè in fondo sono solo ragazzi e gli adulti li consoleranno e per premio regaleranno loro un nuovo telefonino afinchè siano contenti e dimentichino presto quella brutta storia. E poi è colpa degli altri, mio figlio, mia figlia non c’entra, non farebbero mai una cosa così. Ma cosa si sa in fondo dei nostri ragazzi, delle lunghe ore trascorse a tu per tu con un mondo semiimmagimario che trasforma la percezione del sentire, che ti autorizza alla violenza, tanto è virtuale, è una violenza per finta…
    E poi c’è chi muore per davvero. E non basterà il video a restituire consapeviolezza

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