Entrare a Ca’ Rezzonico è sempre un’emozione. Ci si tuffa interamente in quel mondo che ha segnato, per noi veneziani, l’ultimo frammento di una storia lunga undici secoli addensata di tutto ciò che la mente umana potesse percepire, in fatto di “ bellezza”, e di cui queste sale ospitano una sintesi perfetta. Ma, questa volta, qualcosa si aggiunge all’avventura dell’Arte veneziana, oggi incontriamo un altro Artista capace di offrirci emozioni ancora sconosciute per quell’essere parte di una scacchiera ove la presenza di due RE aveva completato ogni casella, mentre con la sua apparizione il terzo “giocatore “ riapre ogni possibilità.
Mi perdonino i lettori per questa criptica premessa, ma bisognava pur lasciare spazio alla curiosità per questa Mostra che ci porta a conoscere un’altro degli Artisti che ha segnato la storia dell’Arte veneziana nel corso della seconda metà del XVIII° secolo, lasciando di sè tracce in molti paesi d’Europa e che solo recentemente sono riapparse.
Parliamo di PIETRO BELLOTTI fratello del più famoso Bernardo BELLOTTO e nipote del vedutista veneziano per eccellenza ANTONIO CANAL detto CANALETTO.
Ecco dunque la ragione della mia sorpresa, l’incontro con un Pittore di cui poco si sapeva e che, grazie a questa indovinata Mostra, entra ora a far parte visivamente del sodalizio degli Artisti veneziani grazie ai quali possiamo scoprire “ dal vivo “ com’era Venezia, e tutte le altre Città riprese, all’epoca della sua presenza attiva.
Tuttavia il fattore cronistorico passa in secondo piano quando andiamo ad analizzare il modo di far pittura di questo Autore il quale, pur mantenendo la qualità grafica dei più famosi parenti, è stato capace di “illuminare” le sue vedute con una luce particolare, quasi asettica, direi priva di emozioni, somigliando più ad un reporter fotografico, piuttosto che ad un pittore che ritrae commosso la bellezza che gli sta di fronte.
Almeno questa è la mia impressione al cospetto di certe vedute della Piazza San Marco, di Campo SS: Apostoli, dell’entrata del Canal Grande e altre, avvolte da una luce metafisica che
(foto: Fondazione Musei Civici Venezia)