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Berlusconi – governo: è partita a scacchi (e dei nervi)

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berlusconi tradito

Oggi si gioca una buona fetta della partita a scacchi tra governo e Silvio Berlusconi.  Da una parte Enrico Letta che può contare su una formazione unanime: sostegno pieno dei fedelissimi ma non solo al tentativo del premier di andare avanti seriamente, con una maggioranza ancora a larghe intese. Dall’altra parte un Berlusconi messo ai margini del gioco, che non ha nessuna intenzione però di farsi da parte senza combattere.

L’ago della bilancia rappresenta la reazione dei «diversamente berlusconiani», la vera incognita di questa fase. Intanto il premier ha incontrato alcuni dei principali esponenti del Pd, a cominciare da Matteo Renzi ed ha portato a casa il suo sostegno per andare avanti, in cambio di una promessa di farsi da parte nel 2015, si dice.
E’ Matteo Renzi a confermare l’accordo: «Nel momento di maggiore difficoltà del governo Letta, anche se qualcuno mi dice che mi converrebbe fare diversamente, gli ho voluto assicurare che non porrò alcun ostacolo. In un Paese serio, in momenti come questi ci si comporta con responsabilità».

Dall’altra parte della scacchiera un Silvio Berlusconi che sta cercando metabolizzare l’ennesima delusione della sua carriera politica, forse il tradimento più ‘crudele’. Il leader Pdl a fine serata, ancora rinchiuso a Palazzo Grazioli con lo stato maggiore del partito che gli è fedele, si sente pugnalato. Dal suo «Angelino», al quale «ho dato tutto», che adesso lo ripaga con un aut aut micidiale: «Presidente, o votiamo tutti insieme la fiducia al governo, o noi non ti seguiremo e ci staccheremo. E siamo tanti».

Nella notte sembra partire la decisione: «Basta, si vota la sfiducia, non si torna indietro. Si sono fatti respingere le dimissioni da Letta senza nemmeno avvertirmi, con me hanno chiuso, lo vedranno… E vedranno anche quanti davvero mi voteranno contro…». Ma la luce dell’alba e della mattina potrebbe fare chiarezza nell’oscurità degli intenti e tutto potrebbe cambiare. Ancora una volta. Contando i feriti e gli uomini persi ancor prima della battaglia finale.

Paolo Pradolin

[02/10/2013]

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