Zampettano i piedi sulla terra di fuoco.
Saltano e corrono in riva al mare.
La fuga nel vento frattura la quiete e il camminare frantuma l’armonia del passo, che libero scorre verso il tramonto.
Zampetta l’uccello caduto dal ramo, fasce di foglie quietano il dolore.
E il suo silenzio ancora non raggiunge la mente.
Il verbo zampettare rifugge l’armonia, si abitua a convivere con la malattia, sta insieme alle cose storte, alle idee incerte e all’incedere sconnesso.
Il suo cibo è frugale, il suo abito dimesso, i piedi non conoscono scarpe comode, non entrano nelle calze di lana, sono cose zampettanti, come stelle intorno alla luna.
Zampetta anche la luna e le stelle son deste, un salto verso nord e lo sguardo ad est,
camminare avanti, camminare dritto, certo non è un diritto, è un modo di fare che induce a sbagliare, non è qualità e non ha età.
Zampetta la nebbia fra i rami stecchiti e osserva gli uccelli dal freddo zittiti.
Andreina Corso
10/02/2016
(cod verbozamp)