Pedalare, spingere i piedi con forza e ascoltare ruote ubbidienti che volano e ci trasformano in pesci d’aria, in uccelli diritti verso il cielo.
Ruotano le gambe e il cuore pulsa felice liberato dalla terra, i passi non esistono più, c’è quel volo miracolato dall’intuizione dell’uomo, che fin dalle origini del tempo ha capito quanto vantaggio si può trarre dalla ruota, dalla sua forma circolare e decisa, dal suo messaggio liberatorio spinto allo stremo in immaginari o reali viaggi, dove lei, la ruota regna sovrana.
E pedaliamo e andiamo, anche con poca esperienza e scarso esercizio, i viali sono semicoperti di foglie che forse sentono male al passaggio della bicicletta, ma ormai si va, indietro non si torna.
Verbo volatile e sincero, classico nel suo apparire, bizzarro nel suo sentire. Sussurri e suoni provenienti dagli alberi in fila indiana, ma anche sparsi in qua e in là, direttori d’orchestra improvvisata e spavalda, sfidano il vento e la pioggia e fanno largo alla corsa delle biciclette che come cagnolini ubbidienti accompagnano il ritmo del pedalare.
Anche così è possibile sognare di volare, mentre la mente accantona i pensieri e assapora gli odori dell’autunno che nutrono gli occhi di pane di pace.
Andreina Corso
08/10/2015
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