Verbo che sembra esser nato da una ninna nanna. Una musica, un carillon e una culla per lui che cresce, piano, sotto i nostri occhi, fino a diventare grande e impossessarsi, altrettanto piano, della nostra mente.
Pensare, accendere il gas e guardare il fuoco che farà bollire l’acqua in una pentola.
Dar tempo alla trasformazione, del liquido: da fermo a leggermente mobile, a tortuoso, mentre bolle e inventa un torrente di fumo caldo.
Ed ecco il sale a stupire il movimento, che imperterrito continua a navigare.
E’ quasi questa la storia del Pensare: a gas spento, riposa.
Eppure nel calore dell’acqua qualcosa si muove, gli occhi si scottano solo a guardarla.
Lontano, molto più in là dalla cucina, un torrente freddo di cascate figlie del gelo notturno, si fa strada fra sentieri sassosi e cespugli di pino.
Caldo e freddo conformano il nostro pensare, si muovono agili fra le parole che escono dal cappello: il prestigiatore è la mente che gioca a dissetarsi nonostante la fame.
Andreina Corso