Si scendono le scale, si scende dalle stelle.
Si va verso il basso, ma non è detto che ci si degradi.
Più complesso si rivela questo verbo quando scende a compromessi, quando la discesa diventa incontrollata e può scivolare e trovarsi nei guai.
Si può scendere dal treno, dall’autobus con un certo stile, per esempio senza spingere, tirando fuori un po’ di pazienza e ricordandosi dell’educazione ricevuta.
Si scende per andare, per fermarsi, per rimanere.
Scende il sole al tramonto e la notte piano piano lo accompagna fra i colori che il cielo ci mostra, tratteggiati di rosso e di viola, di giallo e di rosa. E poi quel color perlaceo che scende piano, per non farsi sentire, sa di toccare una zona delicata nel nostro accompagnare il buio e la notte. E’ un grigio madreperla a scendere accanto alle ore del sonno che vigilano sul nostro respiro.
Uno, due salti ancora più giù, una lunga scala e i sogni compaiono scendendo dalla mente che pensa e che sa che salire è difficile quando ormai si è raggiunto l’ultimo gradino.
Andreina Corso
20/03/2015
Riproduzione vietata
Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio.
Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c’entra la pazzia. È genio, quello. È geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l’anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito.
…. (Alessandro Baricco, Novecento)