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La libertà al singolare esiste soltanto nelle libertà al plurale.
(Benedetto Croce)

In queste giornate rivivere significa ripensare al significato del 25 Aprile. Sono passati settant’anni dal giorno della Liberazione nazi-fascista e un nuovo mondo insieme a nuove speranze hanno segnato il tempo della ricostruzione.
Ogni ricorrenza ci ripropone quel che l’uomo ha potuto e osato fare nei confronti dei suoi simili. L’orrore si rinnova, la televisione manda in onda i film più significativi con trame di dolore, di speranza e di coraggio, i giornali pubblicano testimonianze di persone che hanno subito la prigionia ad Auschwitiz o in altri posti tremendi, persone che hanno visto le camere a gas e il fumo uscire dai camini.
Rivivere consapevolmente la ferocia della dittatura è un dovere.
Così come si deve riconoscenza eterna a chi la Resistenza l’ha praticata, vissuta, a chi non ha esitato a spendere la propria vita per la libertà degli altri.

Riporta e ricostruisce l’Ansa:
“Il 25 aprile del 1945, apre la una nuova storia nazionale del nostro Paese: la storia del secondo Novecento. Una data giustamente esaltata, in un Paese che ha sempre fatto fatica a ritrovare la sua unità. Una giornata accompagnata spesso anche da polemiche. In verità, la guerra proseguì fino agli inizi di maggio del 1945. Ma, quattro anni più tardi, con la Legge 260 del maggio 1949, il 25 aprile del 1945 fu scelto formalmente per festeggiare il giorno della Liberazione da parte dei partigiani. Una guerra che aveva fortemente provato la popolazione: la morte, il terrore dei bombardamenti, le sirene d’allarme, l’attesa dentro i rifugi. E poi la fame, il freddo, la carenza di medicine. Tutti fattori unificanti. La fine del conflitto restituì un Paese in ginocchio ma compatto nel rifiuto della guerra. C’era voglia di pace e di democrazia. Come dimostrano i fatti che seguirono quegli anni: dopo il ventennio di dittatura fascista, il 2 giugno 1946, si svolse il referendum per scegliere quale forma di governo dare al paese: Monarchia o Repubblica. Vinse la seconda. All’ Assemblea costituente il compito di scrivere la nuova Costituzione. Fu approvata il 22 dicembre del 1947. Entrò in vigore il primo gennaio del 1948”.
Ma sono le storie di vita vissuta che aprono la mente e il cuore ad una tragedia dell’umanità che non è riuscita tuttavia ad insegnare e ad imprimere la tutela e il valore della Pace, del rispetto fra gli uomini, che non ce l’ha fatta con il suo esempio atroce ad evitare altre guerre, altri razzismi e sfruttamenti ed altri orrori. Le testimonianze dei prossimi giorni “rimediano” in parte la civiltà dimenticata o perduta. Neppure questa celebrazione riuscirà a diminuire la malvagità delle guerre che affliggono il pianeta e che ci mostrano un uomo sconosciuto, capace di tutto. Sempre lo stesso uomo di ogni tempo e di ogni dove che rispecchia la parte peggiore di noi, quella sconosciuta e sempre latente. Quella da respingere con tutte le nostre forze della volontà, della giustizia, dell’intelligenza e del cuore

Andreina Corso

23/04/2015

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