Riscoprire il sapore del lavoro in questo ennesimo Primo Maggio.
E sentire come è difficile riconciliarsi con un elemento essenziale della vita quale è il lavoro, quando questo manca e determina la crisi di una persona, della famiglia e della società intera.
Diventa persino imbarazzante, banale la sua celebrazione. Forse conforta questo momento di unione fra gli uomini dove qualcuno diceva “fra noi divideremo lavoro, pace e libertà.” La disoccupazione induce alla filosofia per non cedere alla disperazione.
Ma non è detto. Un Paese che non riconosce i valori stessi dettati dalla Costituzione, si impoverisce e perde il rapporto con il popolo. Prima o poi dovrà render conto di tanta ricchezza di pochi a fronte di tanta povertà dei più. Non è nata oggi l’ingiustizia, la sua storia secolare insegna.
Eppure c’è sempre una voce che all’unisono rivendica diritti, non si adegua alle regole del mercato e dello sfruttamento dei più deboli.. E’ anche questa la caratteristica che dice, che afferma la volontà di lottare, se pur con voce sempre più esile e più vinta, per sé e per gli altri.
E’ la questa voce a cui desideriamo affidare le nostre speranze ,il giorno del Primo Maggio, in onore alla sua fedeltà all’uomo e alle sue fondamentali ragioni per vivere, per proteggere chi gli sta accanto, per credere ad un destino possibile.
Andreina Corso
01/05/2015
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