Respingere la forza che fa indietreggiare, la pesantezza che fa desistere, la fatica che avanza, la ripetitività che avvilisce.
Respingere la potenza del vuoto, così come le montagne interrompono il vento, difendono dalle bufere per inventare pascoli di pace: in alto il cielo, più sotto l’acqua dei fiumi, dei laghi e del mare.
Respingere le intrusioni malevoli e considerare i diversi e differenti punti di vista, le opposte ma rispettose opinioni, cogliere il valore dei suggerimenti e delle confidenze che qualcuno ci affida.
Respingere il danno dei conflitti nati dall’ignoranza e dalla sopraffazione, creare mulini per un nuovo pane da masticare. Farina di pace è l’ingrediente di cui non si può più fare a meno, anche se tutto ci dice che all’orrore non si oppone tregua capace di contrastarlo.
Respingere ancora quel che può macerare la buonafede, le azioni delle persone perbene. Respingere la cattiva novella che tutto può essere accolto, digeribile e imitabile.
Ad un verbo respingente offriamo un seme e un pugno di terra.
Andreina Corso
08/04/2015
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Buongiorno Francesca e grazie, lo siamo tutti, veramente.
Sono contenta che il verbo sia tornato, mi dà il buongiorno.
francesca