Lo ha fatto mercoledì scorso, gettandosi dall’alto di Palazzo Linetti, sede regionale a Cannaregio dove lavorava, l’uomo di 51anni che ha deciso di chiudere con la vita. Si è lasciato andare da una finestra del terzo piano e il suo corpo è stato trovato più tardi da un addetto alle pulizie del Palazzo in Calle Priuli.
Nel pomeriggio, la sorella che come lui abita a Padova, ha ricevuto un messaggio che l’aveva turbata e per questo ha cercato di chiamarlo ripetutamente. E inutilmente.
E poi il silenzio a trasmetterle l’angoscia che le suggerisce di rivolgersi alla Questura di Padova, che a sua volta ha interpellato i Carabinieri della Centrale Operativa di Venezia.
La realtà da sola spiega la circostanza. Inutile ricercare arbitrariamente i motivi, per quel gesto ultimo. Si sa che il funzionario stava soffrendo per la morte della madre, che era molto apprezzato alla Regione Veneto e che si occupava con competenza di settori delicati amministrativi (contratti, bandi). E’ stato molto attivo nella ricerca di soluzioni ai problemi provocati dalle alluvioni in Veneto. Pezzi e pezzetti di vita incrociano la ricerca del perché di quella scelta.
E poi quel volo che mette a tacere e in disparte tutte le supposizioni, perché quando succede una tragedia così grande e definitiva, ogni parola di troppo è da evitare.
Andreina Corso | 06/05/2016 | (Photo d’archive ) [cod suive]
Vorrei ringraziare la vostra testata giornalistica per la delicatezza con cui ha trattato questa tragedia umana che ci ha toccato così da vicino. La fragilità umana che accompagna ognuno di noi e che in particolari momenti della nostra vita ci rende più vulnerabili, non dovrebbe essere vista come momento di debolezza, perché il dolore che ognuno porta dentro di sé può assumere dimensioni diverse, forse a volte eccessive, ma non per questo giudicabili. Vogliamo ricordare così il nostro caro amico, un uomo sensibile, gentile e delicato verso gli altri che sapeva contraddistinguersi dalla massa.
Grazie per aver trattato con tanto rispetto questa vicenda umana.
Buongiorno Vanna, nessun ringraziamento ci è dovuto. Davanti a drammi così grandi, l’etica professionale e la sensibilità personale ci impongono un rispetto che serve a far sentire solo il dolore come è umano sia. Tutto il resto è fatto da dimensioni che non ci appartengono e che, in molti casi, non dovrebbero appartenere neanche al giornalismo.
Paolo P.