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Il Veneto, la poesia e noi. Di Andreina Corso

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veneto è poesia

Terra, pietra, canali e lagune. Ed anche alberi, fiumi, laghi, monti e pianure disegnano un territorio incontaminato, una geometria che si offre alla Poesia, accogliendo l’esigenza della parola che nasce.

Questi gli elementi che accompagnano un immaginario viaggiatore nel nostro territorio sulle tracce della Poesia, alla ricerca dei poeti che con i loro versi ricordano e raccontano habitat uguali e disuguali a Venezia, Treviso e Padova.

Venezia, città d’acqua e pietra ha ascoltato i pensieri di poeti segnati per sempre dal suo enigmatico umore, affascinati dalla sua luce marmorea e indecifrabile. C’è chi come il poeta russo Josif Brodskij, 1940 – 1996 ha scelto Venezia come luogo dell’anima e fin di sepoltura, mito sublime della bellezza celebrato nelle riflessioni che hanno dato vita al suo libro, ”Fondamenta degli incurabili”, che ha reso immortali le sue parole sulla città. Sfumature di grigio e odore di nebbia filtrano attraverso le pagine, come onde d’acqua … “le mie narici furono toccate da quello che per me è sempre stato sinonimo di felicità, l’odore di alghe marine sotto zero…” spiegando così la predilezione del poeta russo esiliato, per il mese di dicembre, dove spesso ha trascorso il suo Natale veneziano.

E ancora il viandante può spingere lo sguardo verso il canale della Giudecca e spostarsi oltre Marghera, là, dove i Colli Euganei mostrano le loro cime quando il cielo è terso. Lo scrittore inglese John Ruskin 1819 – 1900, li ha decantati nell’approssimarsi a Monselice “…un lungo e curioso miscuglio di castelli e cipressi, terminante in un viale di pioppi…”. La fluidità dell’acqua, la forza delle radici, le infinite tonalità del verde spalmate sugli alberi. E’ questa la Poesia? Il poeta e drammaturgo padovano Giuliano Scabia, riflette: “Chi è il conforto/ chi è l’andare/ o gente in attesa: lontano/ arriva il guardare: ma noi/ sino alla fine dello sguardo/ sapremo arrivare?/

Uno sguardo capace di abbracciare il tutto è appartenuto ad uno dei più grandi poeti del ‘900, Andrea Zanzotto, nativo di Pieve di Soligo 1921 -2011, che ci ha consegnato nei suoi versi una natura intimamente veneta, stemperata di tonalità d’azzurro e di bianco, che assegna all’uomo il suo precario destino. Una sua poesia scritta nel 1942, tocca quel segno “ A questo ponte/ finisce il freddo del prato/ finisce il freddo del cielo e della cieca luce/ finisce il freddo del tuo volto / e del tuo cuore simile ad una croce/ finisce il sole con spine/ Le danze segrete delle acque/ e degli alberi/intorno al sole domato/ io sento nel freddo del prato/ che affonda sotto il ponte”.

S’interroga ancora l’ipotetico viandante, su terre sempre più vaste, sapendo che di Asolo , Giosuè Carducci scrisse “ è la città dai cento orizzonti”. Una illuminazione poetica che abbaglia e che ci induce a cercarlo, il nostro orizzonte. Lo sa anche un “viandante veneziano” come il poeta Aldo Vianello, nato Pellestrina, in quella affascinante e intraducibile fascia di terra. Un uomo apprezzato da Diego Valeri e da Ezra Pound, alle prese con una esistenza dura, dove le difficoltà non mancano, ma la poesia resiste. Cerca riscatto, “Oceani di riscatto è il titolo di un suo libro:”…solo il dubbio/ fa crollare lo schermo/ che divide il vespro dall’incubo /non supera il confine del topo/ che rosica /l’ultimo boccone della sera/. La sua ricerca è anche la nostra, in questo territorio. Viaggiare su treni o su barche, su piroscafi o automobili. Imitare Goehte che partì da Padova in barca per raggiungere Venezia (a quel tempo il ponte non c’era…), scalare le nostre montagne, visitare i nostri castelli, nuotare nei laghi e nel mare. La Poesia qui vola come una rondine felice, si accosta sulle vigne trevigiane, sulle antiche ville venete, attraversa i Colli incuriositi, le abbazie, i castelli e le mura di Este, scavalca i fiumi Brenta e Bacchiglione . E poi si ferma, prende fiato e un richiamo del cuore la induce al ritorno.

26/05/2015

Andreina Corso

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