Non si tratta più della netta linea di demarcazione tra solidarietà e razzismo, l’accoglienza agli immigrati ha deviato ormai verso l’allarme sociale coinvolgendo tutta la nuvola di persone che gravitava attorno ai due schieramenti, aggregandola.
C’è crescente tensione che avvolge l’arrivo dei nuovi profughi (ma è corretto chiamarli così?).
Rovigo manda il primo messaggio di ostilità: martedì notte una palazzina vuota di 14 appartamenti a Chiesa, frazione di Frassinelle, è stata allagata. Gli appartamenti erano destinati alla prossima accoglienza di una sessantina di profughi. L’intento, facilmente intuibile, era quello di renderli inagibili per gli arrivi.
Mani ignote hanno rotto le tubature dell’acqua lasciando che l’acqua penetrasse ovunque.
La palazzina colpita ha uno stabile gemello proprio di fianco. Anche questo disabitato e pronto all’accoglienza di profughi. Il proprietario e costruttore ora teme che possa essere preso di mira anche l’altro stabile.
Treviso, fase due: ex caserma Serena, che ospita 270 migranti. Durante la medesima notte del primo vandalismo mani ignote scrivono sui muri esterni di bruciare le caserme con gli immigrati.
A Quinto di Treviso, teatro giorni fa della clamorosa protesta dei residenti che, trovando salotti nuovi e tv lcd in appartamenti destinati agli stranieri, avevano portato tutto di fuori bruciando i materassi, torna la tensione.
Anche qui mani ignote hanno imbrattato i muri esterni della caserma Serena di Dosson di Casier con frasi ostili e violente, proprio quella caserma che aveva accolto i migranti dopo che i residenti avevano impedito la consegna degli appartamenti.
La gestione dei richiedenti asilo sta diventando un problema di ordine pubblico, e chi ritiene che si tratti di odio razziale contrapposto alla solidarietà umanitaria, sbaglia.
Stefano Gogliardi
05/08/2015
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