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Un luogo a cui tornare, torna la delicatezza di Fioly Bocca

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Un luogo a cui tornare - fioly bocca

Ricordo la copertina del primo romanzo di Fioly Bocca: una foglia, in mezzo ad una strada e la pioggia che cadeva copiosa. Ora in “Un luogo a cui tornare”, edito nuovamente da Giunti, ci sono dei petali che cadono, soli, ma pure sempre assieme. Copertine, queste, che già ci indirizzano verso la poesia di quello che andremo a leggere, che già ci fanno capire la pienezza e la profondità di una storia tangibile, vera e pulsante.

Dopo un incidente, Argea si risveglia in ospedale, accanto a lei c’è Gualtiero, il suo fidanzato, lo stesso che quella sera le ha dato buca per l’ennesima volta. Via via che la mente si snebbia, si fanno largo i sensi di colpa: ha investito un passante? Lo ha travolto con la sua auto? Solo qualche stanza più in là, nel reparto di terapia intensiva, Zeligo è in coma. Le uniche cose che ha con sé sono una carta di identità scaduta e la foto di un bambino. L’ispettore dice che si tratta di un rifugiato bosniaco, un senzatetto, probabilmente ubriaco. Nessuno viene mai a trovarlo. Spinta dai rimorsi e dall’inquietudine per una vita che non la soddisfa del tutto, Argea comincia a fare visita a Zeligo e, quando l’uomo finalmente si risveglia, scopre la sua straziante storia.

Che cos’è la solitudine? Un’immagine, una condizione perenne, un’impressione, uno stato d’animo? Probabilmente più di tutto, il non essere soli, è avere proprio un posto in cui tornare che esso sia fisico o astratto, come il cuore, la mente e i pensieri di qualcuno. Fioly Bocca con il suo tratto delicato e poetico, ci conduce verso la rinascita di questa donna, dal nome che sembra uscito dalle fiabe mitologiche come Argia, moglie di Polinice, trasformata dagli dei in fonte. Una donna che dalla vita sembra avere tutto: un fidanzato, una carriera, un tetto eppure… eppure qualcosa dentro di lei sembra mancare.

Ed ecco che allora un evento tragico, come un incidente, le fa rivalutare tutta la sua intera esistenza, migliorarla, prendendo decisioni rischiose, nel nome della sua felicità. Perché quell’attimo, quella frazione di secondo è stata in grado di sconvolgerle la vita mettendo in atto tutta una serie di meccanismi a domino che portano Argea ad un cambiamento radicale, ma che in fondo, ad un certo punto della nostra esistenza, tutte le donne apportano.

Ma “Un luogo in cui tornare” è anche e soprattutto un inno all’amore nel senso più ampio del termine, che comprende anche quel sentimento complicato che è l’amicizia. Nasce lì, sempre dove non te lo aspetti, ti porta a conoscere persone incredibili che sembrano così distanti da te eppure in grado di apportare un nuovo punto di vista, in grado di farti scoprire l’anima, aiutandoti anche inconsciamente a trovare il tuo posto in questo mondo.

Fioly Bocca ha una sensibilità immensa per questo genere di storie, in grado di emozionarti con la semplicità delle parole, con la semplicità della vita stessa e delle sue sorprese. Un racconto, questo, che evoca ricordi, odori e una prosa poetica che fonda le sue radici su un racconto costruito sulla normalità del quotidiano. Progetti, amori, sogni, lavoro, casa; elementi che ritroviamo tutti i giorni nel nostro cammino e che ci fanno rispecchiare in un libro intenso e delicato, a cui è impossibile resistere.

Sara Prian

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