Cabalisti e cassandre si stanno scatenando nell’interpretare chissà quali segni premonitori.
Ieri uccellacci neri hanno attaccato le colombe della pace del Papa. Ammettiamo che agganciarsi al simbolismo è operazione facile, ma ci sta che sia legge della natura il connubio tra predatore e preda.
Un gesto rappresentativo, compiuto centinaia di volte, solo che questa volta la colomba bianca nel cielo sopra San Pietro, ghermita e uccisa da un gabbiano sopra le teste dei fedeli radunati per l’Angelus domenicale, ha lasciato tracce di nitida tristezza.
Il Papa aveva appena finito di pregare per il piccolo Cocò Campolongo, il bimbo di tre anni ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio qualche giorno fa «e che di sicuro ora è in cielo con Gesù». Si era rivolto ai suoi assassini: «Devono pentirsi e convertirsi». Poi due ragazzini dell’Azione cattolica, affacciati alla finestra accanto a Francesco, com’è tradizione hanno liberato due colombe, simbolo di pace e di purezza. Una ha svolazzato indisturbata nell’azzurro, l’altra è stata quasi subito attaccata da cornacchie e gabbiani, stordita a colpi d’ala e di becco e poi finita, in pochi secondi.
Dal punto di vista naturalistico cornacchie e gabbiani si spartiscono i tetti della città in una specie di pax armata che consente alle due razze un ‘accordo di non belligeranza’. Quando ai loro occhi appare però una preda facile, come lo può essere una colomba bianca, appartenente alla famiglia dei piccioni, quindi non dotata di grandi armi ne’ di forza per il volo lungo, la natura fa il suo corso.
Fatto sta che i titoli e le agenzie erano pronti in pochi minuti, per un fatto assolutamente naturale dove presagisti e catastrofisti vanno a nozze.
“Uccellacci neri attaccano e fanno a pezzi le colombe bianche del Papa”.
Paolo Pradolin
[27/01/2014]
Riproduzione vietata