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Truffa al San Raffaele di Milano, specializzandi al posto dei professionisti. L’ospedale: “Accuse insussistenti”

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Truffa all’Ospedale San Raffaele di Milano ai danni dello Stato?
Finito sull’orlo del crac nel 2011 anche per una serie di spese allegre, come l’acquisto di un jet privato per il fondatore, il defunto Don Luigi Verzè, ma poi salvato dal gruppo Rotelli, l’ospedale San Raffaele di Milano torna al centro di una bufera giudiziaria.
E sempre per presunti rimborsi illeciti, come era già accaduto alla fine degli anni ’90.
Stavolta la Procura di Milano contesta una presunta truffa da 28 milioni di euro su circa 4 mila interventi chirurgici e si appresta a chiedere il processo per 9 persone, tra amministratori, dirigenti e primari, tra cui anche Alberto Zangrillo, da 20 anni anche medico personale di Silvio Berlusconi, per lo stesso ente ospedaliero e per la Fondazione Monte Tabor.
Stando all’avviso di conclusione delle indagini, coordinate dal pm Giovanni Polizzi e condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf, tra il 2011 e il 2013 nel corso di migliaia di interventi “le equipe” di medici sarebbero state solo sulla carta “regolarmente costituite”, in quanto “chirurghi e/o anestesisti” figuravano, in realtà, come “presenti contestualmente in più sale operatorie”.
Come si legge negli atti, inoltre, in circa 2 mila interventi chirurgici gli specializzandi avrebbero sostituito anestesisti o chirurghi professionisti, mentre in 989 casi, nelle sale operatorie, mancava il “primo operatore”.
Sui “registri”, invece, sarebbe stato segnalato che tutti i “requisiti” di presenze dei medici erano stati rispettati, così da ottenere i cosiddetti ‘rimborsi dei drg’, cioè per prestazione, dal sistema sanitario.

Il San Raffaele, tuttavia, in una nota “contesta radicalmente le accuse che gli vengono avanzate perché assolutamente insussistenti sia in punto di fatto che relativamente alla disciplina amministrativa relativa all’accreditamento”.
Tra i nove indagati per truffa aggravata e falso figurano Mario Valsecchi, amministratore della struttura fino al 2012 (ha già patteggiato 3 anni fa in seguito all’indagine per bancarotta, nata dopo il suicidio del vicepresidente Mario Cal), Nicola Bedin, attuale amministratore e Roberts Mazzuconi, storico direttore sanitario.
Poi ancora: Ottavio Alfieri, direttore dell’unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario di Chirurgia Vascolare, Patrizio Rigatti, ex primario di Urologia, Francesco Montorsi, attuale direttore dell’unità operativa di Urologia e direttore scientifico, e Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione e da un paio di decenni ‘angelo custode’ dell’ex premier.
Indagati per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti anche l’ospedale (formalmente rappresentato dal presidente Gabriele Pelissero) e la Fondazione Monte Tabor (di cui il legale rappresentante è Claudio Macchi). Quest’ultima, c’è da aggiungere, nel novembre dell’anno scorso ha patteggiato un milione di euro di sanzione pecuniaria e una confisca di altri 9 milioni di euro come provento del reato di corruzione nell’ambito del processo sul caso Maugeri, che vede tra gli imputati l’ex Governatore della Lombardia Roberto Formigoni.
Per il pm dirigenti, con la complicità dei primari, avrebbero truffato il sistema sanitario, violando i “requisiti di accreditamento” e, in particolare, quelli “relativi al numero minimo ed alle qualifiche degli operatori chirurgici ed anestesisti che debbono essere presenti per ogni tipo di intervento”.
Avrebbero fatto “apparire assolti tali requisiti attraverso ‘Registri Operatori’ riportanti equipe in apparenza regolarmente costituite” in modo da percepire i conseguenti rimborsi dal “servizio sanitario regionale”, indotto, però, “in errore”.
Il tutto con “un ingiusto profitto rappresentato dall’indebito” incasso dei finanziamenti pubblici consistiti nei rimborsi “del costo degli interventi”. Rimborsi ritenuti illeciti e che per un capo di imputazione ammontano ad un totale di “18.436.018” euro e per l’altro a “10.309.022” euro.
Agli indagati viene contestata anche l’aggravante “di aver commesso il fatto con violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione”. Intanto anche la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha aperto un fascicolo per presunto danno erariale mentre cinque indagati (Alfieri, Chiesa, Zannini, Montorsi e Zangrillo) si dicono “indignati e sconcertati per un’accusa radicalmente inventata”.

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