Treviso come Milano, la stazione ferroviaria del capoluogo della Marca, da stanotte è diventata riparo di fortuna dei moltissimi profughi arrivati nella provincia, mentre a Padova le associazioni religiose pensano a capannoni e strutture private. Ieri intanto a Vicenza sono arrivati altri 50 migranti ed è previsto l’arrivo di altri 500 in tutto il Veneto.
Circa un’ottantina tra eritrei, somali, siriani e pakistani arrivati a Treviso, hanno trovato ospitalità all’interno di un locale della stazione (l’ex libreria Mondadori), sistemazione provvisoria scelta stanotte direttamente su ordine della Prefettura, senza però dei servizi igenici.
Il primo cittadino Giovanni Manildo del Pd, si è dimostrato da subito in disaccordo: «La soluzione della stazione è palesemente inadeguata. Abbiamo ricevuto rassicurazioni dal Prefetto che l’accordo con le Fs è temporaneo e servirà a fronteggiare la situazione solo per alcuni giorni. È triste constatare comunque come ancora una volta l’emergenza profughi ricada sui Comuni: tutto questo mentre siamo ancora in attesa dell’incontro chiesto da tempo con il governatore Zaia».
Il governatore del Veneto ha risposto in serata, facendo presente che questo incontro è già avvenuto in Prefettura a Venezia, a cui hanno preso parte anche il prefetto Morcone e il Presidente dell’Anci del Veneto. Il Comune di Treviso si è comunque attivato subito, mobilitando protezione civile e assistenti sociali. Ad accogliere i migranti sono stati gli operatori della Croce Rossa supportati dagli Alpini.
A Padova, ad aiutare i profughi è invece la Chiesa. Don Luca Favarin, anima della cooperativa «Percorso Vita», ha già collocato una settantina di rifugiati in sei case private della città, ne sta cercando ancora, nonché una soluzione più ampia come capannoni o magazzini dismessi, per ospitarne una quantità più elevata.
Mentre a Vicenza, dove ieri sono arrivati circa 50 profughi, la Prefettura ha escluso l’utilizzo di caserme come strutture ospitanti.
Redazione
01/07/2015
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