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Il tatuatore di Auschwitz – Emozioni e speranze di una storia vera

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il tatuatore di auschwitz garzanti
La Giornata della Memoria, sempre per non dimenticare, è un appuntamento fisso con la lettura. Quest’anno Garzanti propone il romanzo d’esordio della scrittrice neozelandese Heather Morris, ”Il tatuatore di Auschwitz” (pag 224, €17,90), un romanzo che racconta con delicatezza, ma senza peli sulla lingua, una storia d’amore e d’amicizia, realmente avvenuta tra le baracche di due dei campi di concentramento, simbolo del terribile periodo storico.

Il protagonista è lo slovacco Lale, deportato a Birkenau, che diventa casualmente tatuatore dei prigionieri del suo campo e di quello di Auschwitz. Ogni giorno vede migliaia di braccia e pochi volti, finché non alza la testa e vede quello della prigioniera 34092, Gita, poco più che ventenne. I due, costretti a lottare ogni giorno per sopravvivere, senza farsi sopraffare dalla paura e dalla morte, vivranno, proiettati al futuro, con la speranza che tutto finisca e possano vivere felici insieme.

Heather Morris, ha impresso nero su bianco i ricordi di questi due sopravvissuti alla Shoah. Ha voluto condividere con il lettore, far sapere al mondo, la loro storia e senza mezzi termini, con candore e coraggio, testimoniando però, che in mezzo all’orrore, al dolore e alla sofferenza, l’amore, l’aiuto per il prossimo e l’amicizia, hanno avuto la meglio.

Il lettore viaggia a fianco di Lale, arriva nel paesaggio desolato di un campo dove in molti periranno; è ancora da costruire e racchiude in sé un mistero di morte e sofferenza. Il tatuatore pian piano si acclimata: ai grandi stanzoni dove i prigionieri si assiepano, alle camere a gas, e solo successivamente ai forni crematori.

Si respirano gli odori, si vive in prima persona la sofferenza patita da Lale, Gita, ma anche dagli amici rom del tatuatore e le colleghe e compagne della ragazza; tutti uniti da un unico destino imprecisato. Lale, tra di loro, è il più ”fortunato”. Può contare sull’appoggio e la simpatia di Baretsky, un ufficilale delle SS, più piccolo di lui, che diventa suo complice per la sopravvivenza.

Tristezza, desolazione, ma anche speranza e positività nelle piccole cose. Con Il tatuatore di Auschwitz, il lettore viene travolto da un turbine di emozioni contrastanti; la Morris non risparmia nulla, fa soffrire, crea empatia, ma lascia lo spazio alla luce, a quello spiraglio a cui si aggrappano i personaggi, chi più chi meno.

Tante storie, tra cui spicca quella di Lale e Gita, ma i campi di concentramento sono stati luoghi di vite vissute ed interrotte, sospesi nel tempo, mentre al di fuori imperversava la guerra, un microcosmo nascosto che trova voce nelle parole dell’autrice, che con tatto, ma con coraggio, ha testimoniato le vite di questi prigionieri, che nel male videro sempre la luce, come disse spesso Lale: ”Se ti svegli la mattina è una bella giornata”.

Alice Bianco
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