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Studenti si rasano davanti alla Regione contro il ripristino della Leva

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Studenti si rasano davanti alla Regione contro il ripristino della Leva

Più di un centinaio di studenti e di cittadini – insieme alle organizzazioni studentesche vicine alla Cgil – Rete degli Studenti Medi del Veneto, Studenti Per – Udu Padova, Unione degli Universitari Venezia, Studenti Per – Accademia di Belle Arti Verona e Unione degli Universitari Verona, oggi 28 agosto, alle ore 14:30, in Calle Larga 22 Marzo a Venezia, di fronte alla sede del Consiglio Regionale del Veneto, si sono rasati a zero i capelli per protestare contro il progetto di legge statale n.37, con il quale diversi consiglieri regionali di maggioranza propongono il ripristino dell’obbligo per il servizio militare o civile per tutti i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 28 anni, per 8 mesi.

Gli studenti si sono tagliati i capelli per richiamare con una protesta nonviolenta l’attenzione di una Regione che non li ha mai ascoltati mentre chiedevano più investimenti in istruzione e ricerca, per una scuola e un’università diverse.

“Se la Regione ci vuole soldati, ordinati e omologati, i nostri capelli sono il massimo che siamo disposti a darle: che ne faccia quello che vuole. Ma giù le mani dal nostro futuro e dal nostro tempo.” Dichiara Rachele Scarpa, coordinatrice della Rete del Veneto.

In un Paese in cui le scuole crollano, l’abbandono scolastico aumenta, sempre più studenti rinunciano all’università, tantissimi non ricevono la borsa di studio che spetterebbe loro, non esiste un vero collegamento tra studio e futuro, non possiamo tollerare che si programmi di investire più di 50 milioni di euro in un obbligo da cui tantissimi giovani, in tutto il mondo, fuggono da sempre.

“Non possiamo accettare che educare significhi insegnare obbedienza e disciplina. Educazione è solidarietà, sentimento comune, inclusione sociale. Scuola, università, volontariato, in poche parole. Chiediamo l’immediato ritiro della proposta di legge è un serio investimento nell’istruzione pubblica” Conclude Scarpa.

giovanni pascoli

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