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Serve un lavoro? Ci penso io, dammi 1000 euro. Smascherati truffatori

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Serve un lavoro? Ci penso io, dammi 1000 euro. Smascherati truffatori
Continua l’attività repressiva dell’Arma nel campo delle truffe. Nei giorni scorsi è stata individuata e denunciata una coppia del frusinate (V.F. cl.88 e M.A. cl. 62) che, in maniera sistematica ed in particolare utilizzando false generalità e la solita buona dose di “faccia tosta”, attuava truffe particolarmente odiose che facevano leva sull’aspirazione e sul bisogno delle vittime a trovare un posto di lavoro.

I militari della Stazione CC di Mirano (VE) hanno svelato i meccanismi frodatori messi in atto dai due truffatori residenti fuori regione, entrambi con numerosi precedenti di polizia per reati specifici, uno dei quali addirittura sottoposto ad una misura di prevenzione di Pubblica Sicurezza, per le ipotesi delittuose di truffa e riciclaggio di denaro.

Gli accertamenti sono partiti dalla denuncia presentata da una signora residente nel salese che – a fronte di un pagamento di quasi 1.000 Euro per una promessa di assunzione della figlia alle dipendenze di un grande centro commerciale della zona – poi non andata a buon fine, aveva visto sfumare il miraggio dell’impiego a tempo indeterminato della ragazza, capendo di essere stata truffata.

La donna aveva conosciuto il truffatore via chat, dove con falsa identità, dopo aver carpito la sua fiducia – mediante l’ascolto delle confidenze della donna sulla difficoltà di trovare un lavoro stabile per la figlia – le prospettava la possibilità di far assumere la ragazza in un noto centro commerciale, previo avvio ad un corso di formazione a pagamento.

Nei giorni seguenti, infatti, la signora era stata contattata dal fantomatico organizzatore di questi corsi, per il pagamento del “corso” e – effettuato questo – dichiarava che i contratti erano pronti per la firma, ma mancavano i bolli di legge che dovevano essere sempre pagati dall’assumenda.

Versati tutti gli importi su carta Postepay, nessuno si presentava all’appuntamento per la tanto sospirata assunzione: nessun contratto, nessun corso, nessun bollo e soldi spariti.

Gli accertamenti sono cominciati dai riscontri documentali ed una serie di verifiche incrociate, che hanno permesso di identificare con certezza i responsabili dei reati, che sono poi risultati essere autori “seriali” di analoghe truffe su tutto il territorio nazionale.

Le sirene della facile assunzione erano il mezzo preferito dalla coppia, che contattava e circuiva carpendo la fiducia di persone che volevano trovare impiego in questo momento di crisi del mercato del lavoro.

Quindi i due mettevano in opera il raggiro: venivano sapientemente dissimulate le reali intenzioni, presentandosi come bravi e scrupolosi intermediatori, paventando costi per corsi professionali inesistenti ed altri orpelli, ma funzionali all’assunzione e lasciando l’ignaro aspirante con il classico ”pugno di mosche”.

Il denaro così acquisito – mediante ricariche su Postepay poi denunciate come smarrite – veniva quindi rigirato immediatamente grazie a veloci transazioni informatiche su conti correnti bancari di banche on-line con sede sociale all’estero, configurando in questo caso il grave reato di riciclaggio.

Sono in corso ulteriori verifiche da parte degli operanti, per verificare se i denunciati abbiano agito da soli o se facciano parte di un organizzazione più articolata; a tal fine, a fronte dei casi scoperti, è stata acquisita la segnalazione di fatti analoghi, in cui le vittime, non fidandosi di chi avevano di fronte, non hanno aderito alle richieste avanzate.

Qualora dovesse capitare una vicenda simile, si raccomanda pertanto di avvisare tempestivamente i Carabinieri per garantire non solo l’intervento repressivo immediato, ma soprattutto la possibilità che i soggetti possano reiterarlo nel territorio.

I consigli per contrastare lo specifico fenomeno sono i seguenti:

– verificare le generalità e le qualifiche delle persone non conosciute con le quali si contratta;

– evitare di aderire a trattative fatte esclusivamente via web, senza un contatto chiaro con l’acquirente;

– chiedere e acquisire sempre dati di fatto certi, generalità, numeri di telefono, certificati professionali;

– in caso di sospetti, anche velati, di essere vittima di un tentativo di truffa, chiamare comunque il 112 (Numero Unico di Emergenza), anche per un semplice confronto sui fatti o un consiglio: i Carabinieri possono essere sul posto in pochi minuti e smascherare il sospetto truffatore.

25/04/2016

(cod truffami)

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