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Scuola riapre, ma c’è l’incognita elezioni che la richiuderebbe subito

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Sciopero della scuola, proteste contro le carenze del sistema educativo

La scuola italiana riapre, questo è certo. Riaprirà il primo settembre per il recupero degli apprendimenti con un “pressing della maggioranza” per avere tutti in aula subito per recuperare il tempo perso, con sicurezza e test sierologici per tutto il personale.

In attesa delle linee guida Ministero-Regioni, che invece puntano ad una data unica e simbolica (il 14 settembre) per riaprire le aule in tutta Italia, c’è però l’incognita election day: la legge approvata al Senato consente il voto da dopo il 15 settembre che vorrebbe dire fermare subito le lezioni, con necessità di sanificare di nuovo tutte le scuole-seggio.

Proprio per questo c’è la proposta di levare i seggi dagli istituti scolastici, idea avanzata tra i primi dal segretario dem Nicola Zingaretti. Posizione ribadita dal governatore veneto Luca Zaia: “per me, conoscendo il senso civico delle Amministrazioni comunali, ci sono le condizioni tecniche per farlo”.

L’idea, è stata vagliata dal Governo ed il Viminale ha avviato le prime verifiche su una possibile soluzione che, allo stato, appare molto complessa.

I dati indicano infatti che sono oltre 50mila i plessi scolastici coinvolti nelle operazioni di voto; si tratta della stragrande maggioranza delle sedi elettorali; c’è poi una piccolissima parte di impianti sportivi e altre strutture.

Per non coinvolgere le scuole occorrerebbe dunque trovare 50mila luoghi pubblici con caratteristiche ben precise: non in affitto, non possono essere luoghi di culto o sedi di partito o caserme operative.

C’è poi il problema delle barriere architettoniche, mentre si dovrà tenere conto anche delle indicazioni su ingressi, distanze tra le cabine, ecc. che saranno suggerite dal Comitato tecnico scientifico.

Riuscire a sostituire tutte le scuole appare dunque una ‘mission impossible’; più realistico invece pensare di alleggerire in parte la pressione sulle scuole con il contributo delle amministrazioni pubbliche: il Viminale potrebbe coinvolgere strutture confiscate alle mafie, poi ci sono Poste e Cassa depositi e prestiti che hanno altri edifici.

Una via più praticabile per preservare il ritorno di ragazzi e prof nelle aule è comunque quella di compattare al massimo i tempi di installazione e smontaggio dei seggi, puntando a fare tutto tra sabato e lunedì, con il rientro nelle scuole già martedì.

Ma non mancano le polemiche: “Stiamo aspettando che il governo spieghi la data e ci dica il luogo dove votare… Ho letto di tutto, nei parchi, in giro… Non sappiamo neanche quando riapre la scuola, non ci sono soldi ma sappiamo però che serviranno più classi e insegnanti”, ha detto Matteo Salvini.

Per quanto riguarda le linee guida per la riapertura il ministero ha “continuato a raccogliere, anche in questi giorni, le proposte di tutte le parti coinvolte e ha chiesto alle Regioni e agli Enti Locali un incontro da tenersi la prossima settimana per chiudere le Linee guida. Con la volontà di dare modo ai tavoli regionali, che si stanno già costituendo, di iniziare subito a lavorare insieme alle scuole”.

Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini “la scuola rappresenta un investimento sul futuro del nostro Paese e mai come in questa fase di ripartenza, dopo l’emergenza Covid-19, occorre la massima collaborazione fra le istituzioni per arrivare a un testo condiviso che delinei linee guida con misure e regole pensate prima di tutto nell’interesse degli studenti e dei docenti. Stiamo lavorando con il Ministero dell’istruzione per prevedere misure adeguate che consentano la riapertura delle scuole in condizioni di sicurezza e alla luce di regole di prevenzione realmente attuabili”.

L’obiettivo comune del Ministero e delle Regioni è quello di consentire alle scuole la “riorganizzazione delle attività e la formazione delle classi in tempo utile”.

Intanto l’Inps ha autorizzato 39.700 certificazioni per pensionamenti del personale della scuola a partire dal primo settembre. Al 3 giugno, scrive, risultano lavorate circa il 97% delle cessazioni dal servizio trasmesse dal Ministero dell’Istruzione.

In particolare, considerando le sole verifiche con esito positivo, risultano certificati i diritti a pensione per circa 39.700 nominativi (29.900 per personale docente:, 8-860 per personale ATA, 446 per Insegnanti di religione, 363 di dirigenti scolastici e 99 di personale educativo.

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