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Scuola in crisi: cattedre vuote e carosello di supplenti

A Mestre nominati continuamente supplenti, addirittura sette in un mese per la stessa classe. I ragazzi non appena si abituano a una supplente, la vedono sparire perché quella stessa supplente deve restituire il posto all’insegnante di ruolo, che poi per qualche motivo - anche fondato - se ne va, ed ecco che arriva una nuova supplenza

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Scuola in crisi: cattedre vuote e carosello di supplenti

Era nell’ordine delle cose la crisi che avrebbe colpito la Scuola di ogni ordine e grado anche nel Veneto.

Una crisi e problemi provocati dall’assegnazione delle classi a docenti residenti in altre regioni, che evidentemente non sono riusciti a conciliare (comprensibilmente) il lavoro lontano da casa e dalla famiglia con l’insegnamento, con il lavoro tanto agognato, ma difficile da praticare con la serenità indispensabile per chi si appresta a svolgere in classe un programma didattico ed educativo.

A farne le spese però sono i bambini, i ragazzi che sono le vittime principali di questa discutibile organizzazione nell’assegnazione delle cattedre o incarichi annuali. A Mestre una classe elementare da settembre, ha già cambiato sette insegnanti, provocando disorientamento nei bambini e preoccupazione alle famiglie.

I numeri parlano chiaro, sono già più di tremila i docenti assegnati al Veneto che sono tornati “a casa”, chi per malattia, chi, soprattutto le insegnanti, richiamate dalle esigenze dei figli e quindi in permesso autorizzato.

Tutto giusto e insieme tutto sbagliato, sembrano dire i dirigenti scolastici, proprio perché questa organizzazione non poteva stare in piedi. Poteva e doveva essere prevista dall’ultima riforma della scuola, questa crisi. Il continuo cambiamento d’insegnanti non facilita e non rispetta l’esigenza degli studenti, che assistono impotenti a questo via vai senza senso, che li confonde e certamente li danneggia.

Rachele Scandella, dirigente della Giulio Cesare di Mestre, manifesta il disagio di dover nominare continuamente supplenti, addirittura sette in un mese per la stessa classe, ma anche in altre scuole, licei, istituti professionali, le cose rivelano lo stesso disagio. Significativa la situazione dell’istituto alberghiero Musatti a Dolo, dove su undici docenti assegnati, ne sono rimasti solo due.

La legge 107 della Buona Scuola sembra non aver facilitato la situazione, gli spostamenti “forzati” non hanno risolto i problemi della stabilità, anzi ha mostrato tutte le falle insite nelle condizioni di vita dei docenti che si sono sentiti trasferiti “d’ufficio” e la delega ai presidi rispetto l’autonomia di scelta fondata sulla meritocrazia, non è risultata gradita.

Dentro questa complessità i docenti chiedono aiuto alla Ministra all’Istruzione Valeria Fedeli, affinché sia garantito il diritto allo studio dei ragazzi e il rispetto per i lavoratori della scuola.

La tutela dovrebbe essere d’obbligo, afferma l’Assessore all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzon, che mostra apprezzamento per i presidi, come la dirigente del Severi, che ha evidenziato problemi a vasta scala, che chiede chiarezza e responsabilità ai docenti, che non possono ignorare il delicato momento formativo di chi va a scuola non solo per imparare, ma anche per essere aiutato a crescere, a conoscere, a maturare, ad istruirsi.

I ragazzi non appena si abituano a una supplente, creano dei legami che li motiva a studiare, ma quella stessa supplente deve restituire il posto all’insegnante di ruolo, che poi per qualche motivo anche fondato se ne va, ed ecco che arriva una nuova supplenza, si ricomincia tutto da capo. I genitori sono mobilitati in tutto il Veneto e lo stesso avviene nelle altre regioni del Paese, perché la questione di fondo dei trasferimenti dal sud al nord e viceversa, crea gli stessi problemi ovunque.

Ritorna alla mente il monito di Don Lorenzo Milani “La scuola dovrebbe preoccuparsi dei ragazzi che perde” e forse voleva dire che lo smarrimento dei ragazzi che non si sentono considerati, non alimenta di sicuro la voglia di studiare, se gli adulti possono essere tanto approssimativi, perché noi dobbiamo far tanta fatica a studiare? E l’autorevolezza della persona adulta appare così assai sfuocata.

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