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Processo Mose verso il colpo di spugna? A settembre prescrizione

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Arresto Galan Giunta si esprimerà

La prescrizione incombe sul processo Mose. Scatterà a settembre e se si rimanderà l’udienza in Appello, nessuna conseguenza emergerà a carico degli imputati di una vicenda processuale che rischia di affossarsi e di impedire alla giustizia di svolgere il suo compito. Con l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario alle porte, emergono lacune e problemi in Corte d’Appello: metà dei processi potrebbero finire in prescrizione.

Il processo Mose, la vicenda di tangenti che hanno messo in luce comportamenti illeciti e imputazioni di corruzione, quel mondo sommerso nel quale hanno messo piede a vario titolo, e con responsabilità differenziate, l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e l’ex parlamentare Lia Sartori per finanziamento illegale, l’ex governatore Giancarlo Galan e l’ex Assessore Renato Chisso (che hanno patteggiato), rischia di trasformarsi nella classica bolla di sapone.

Se il processo in atto riuscirà a definire e stabilire celermente le responsabilità, si potrà evitare il ricorso in appello che sembra garantire la prescrizione e quindi la liquidazione del processo stesso. (Solo il Governo potrebbe consentire l’allungamento dei termini).
Nel procedimento in corso, che indaga sull’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati , l’ex presidente di Mantovani Piergiorgio Baita, e la segretaria Claudia Minutillo, finora non richiamati in giudizio, pesano i problemi dell’amministrazione giudiziaria. La mancanza di personale e di mezzi si scontra con una realtà che il Procuratore Generale Antonino Caldorelli e il Presidente della Corte d’Appello Mario Bazzo hanno illustrato in tutta la loro drammaticità.

Decine di migliaia di pratiche inevase, hanno fatto sì, che oltre alle archiviazioni, le prescrizioni, le sentenze di condanna e assoluzioni, vi siano 5mila impugnazioni in Appello, perché “quasi tutte le condanne vengono appellate”, creando una mole di lavoro a dir poco insostenibile per Procure e Tribunali. Il governo ha garantito 40 nuovi magistrati, che però sono stati affidati al primo grado di giudizio.

E’ necessario personale a tutti i livelli, perché la giustizia funzioni in modo degno e giusto, la Corte d’Appello, che dovrebbe poter contare su 75 magistrati, deve per ora accontentarsi di 46, gli amministrativi scarseggiano e il concorso a venire per l’assunzione di 800 assistenti, dovrà valutare più di 300mila domande.

La giustizia lenta necessita di una revisione del sistema informatico, di strumenti di lavoro agili, di personale preparato e in numero corrispettivo ai bisogni. Se il Governo non interverrà in questo senso, come farà la Giustizia a chiamarsi tale, a svolgere il suo delicato compito senza sentirsi umiliata nella sua funzione?
Solo un intervento d’emergenza potrà garantire ai processi di non doversi rassegnare alle prescrizioni e quello relativo al Mose, per la nostra città, meriterebbe di non rendere inutili gli sforzi per la definizione di un procedimento giusto e necessario (anche alla garanzia per gli imputati), basato sulla chiarezza e l’accertamento delle responsabilità, che hanno mortificato la città e ferito le sue istituzioni.

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