L’ennesimo capitolo dello scandalo Mose arriva in questi giorni e si chiama: spese processuali, per un totale di 5-7 milioni di euro. I più preoccupati sono coloro che dovranno affrontare il processo dopo gli atti d’inchiesta depositati dai pm Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini.
L’onere di queste spese è solamente l’ultimo tassello che va ad aggiungersi alle confische per chi ha patteggiato somme quantificabili in circa 12 milioni di euro, il risarcimento che la Corte dei Conti richiede ai politici e funzionari indagati e il risarcimento dovuto al fisco per i circa 11 milioni di euro di mazzette.
Per spese processuali si intendono tutti i soldi spesi per le intercettazioni telefoniche e ambientali, i pedinamenti, le rogatorie internazionali e tutta l’attività d’indagine iniziata nel 2009 con la verifica fiscale della cooperativa San Martino e proseguita per quattro anni, fino all’informativa finale delle Fiamme Gialle che ha dato il via agli arresti dello scorso 4 giugno.
Chi ha patteggiato una pena sotto i 2 anni di reclusione, tra i benefici di legge eviterà queste spese processuali. Tra di essi: l’ex governatore Giancarlo Galan (2 anni e 10 mesi), l’assessore Renato Chisso (2 anni e 6 mesi), Emilio Spaziante (4 anni) e Roberto Meneguzzo (2 anni e 6 mesi).
A rischiare sarebbero gli altri dieci indagati: l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, l’ex europarlamentare Lia Sartori (accusati di finanziamento illecito), l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, l’imprenditore Nicola Falconi, il dirigente regionale Giovanni Artico, l’architetto Danilo Turato, l’ex magistrato Vittorio Giuseppone (corruzione), l’ex ad della Venezia-Padova Lino Brentan (concussione per induzione), Corrado Crialese (millantato credito) e l’ex segretario regionale della Sanità Giancarlo Ruscitti (evasione fiscale). Alcuni vogliono combattere per la loro innocenza, altri invece non vorrebbero tirare fuori la loro quota di risarcimento.
Sara Prian
13/03/2015
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