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Scandalo Mose, Mazzacurati inaffidabile per le difese

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Scandalo Mose, Mazzacurati

Giovanni Mazzacurati all’epoca degli interrogatori e delle confessioni, potrebbe esser stato era già inaffidabile. Gli avvocati difensori degli altri indagati stanno cercando di dimostrare che il grande accusatore avesse problemi di salute, in particolare una memoria non molto lucida e che quindi i verbali dell’inchiesta non siano del tutto validi.

Nella lettera di dimissioni dall’ospedale di Mirano (datata 8 giugno 2013), c’era scritto: «Il paziente durante il ricovero è stato sottoposto a visita neurologica per rivalutazione di patologia nota (instabilità nella marcia, deficit episodici di memoria (…)). Il dottor Fattorello concludeva per condizioni cliniche stabili, con marcia un po’ rallentata e iniziale deficit mnesico».

È proprio il deficit nella memoria, accusato già due settimane dopo le sue dimissioni volontarie dal Consorzio e ad un mese dall’arresto (per turbativa d’asta in una gara dell’Autorità portuale) che si cercherà di smontare l’impianto accusatorio di Mazzacurati.

Intanto l’altra mattina, nell’aula bunker di Mestre, il legale di Mazzacurati, l’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, per giustificare l’impossibilità di interrogare l’ex presidente del Consorzio, ha presentato tutta la documentazione medica, un fascicolo di circa una cinquantina di pagine.

Il gip Alberto Scaramuzza avrebbe dovuto interrogarlo ieri mattina, ma con la documentazione Tomaioli ha voluto dimostrare l’impossibilità del suo assistito di fare un viaggio di circa 11 ore da San Diego, California a Venezia.

Il consulente di parte nega invece che nell’estate 2013, quando ci furono gli interrogatori, Mazzacurati fosse incapace di testimoniare. «Allora non si parlava di deficit cognitivi, ma soltanto di iniziale deficit mnesico – afferma – l’ingegner Mazzacurati aveva importanti incarichi e li assolveva con regolarità».

A causare un decadimento improvviso, secondo la difesa, sarebbe stata la morte dell’amato figlio, il regista Carlo, scomparso il 22 gennaio 2014. Lia Sartori però non ci crede e i suoi legali hanno chiesto che l’incidente probatorio prosegua, anche in videoconferenza.

Alice Bianco

11/03/2015

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