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Scandalo Fifa, Platini: “Blatter vattene”. Da dove è partita l’indagine Fbi

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Stanze Fifa ieri, giorno dopo gli arresto da parte dell’Fbi. Platini, presidente Uefa: «Sepp, andiamo nell’altra stanza, vorrei che parlassimo da soli io e te».
Blatter, presidente Fifa: «No Michel, se hai qualcosa di dirmi, dilla qui davanti agli altri».
Platini: «Sepp, non si può andare avanti, lo sai che ti sono amico e per questo ti imploro, l’immagine della Fifa è distrutta, rinuncia alla rielezione».
Blatter: «Non posso, ormai è tardi, tra 24 ore si vota».
Mentre lo scandalo più grosso del pallone mondiale sta facendo trapelare notizie su sequestri, su documenti sulle tangenti per oltre cento milioni incassate da alcuni tra i più alti dirigenti del calcio mondiale, l’uomo che è stato per vent’anni alla testa di quel sistema di potere, pur se non è indagato, non intende andarsene: niente dimissioni.
Platini durante una conferenza stampa pomeridiana a Zurigo ha raccontato il dialogo con Blattere ed ha aggiunto: «Sono disgustato, non ne posso più. Se la Fifa non sarà in grado di riformarsi in fretta, lo farà l’Fbi. E se Blatter dovesse essere rieletto, perderemmo tutti».
Joseph Blatter conta quattro mandati da presidente Fifa e aspirava ad un quinto a 79 anni (si voterà oggi).
La struttura piramidale che governa il calcio mondiale fa senz’altro gola per i miliardi di euro che l’organizzazione gestisce ogni anno, mentre sullo sfondo restano le indagini sulle assegnazioni dei due prossimi Mondiali, che si disputeranno in Russia e Qatar.
Già, le indagini dell’Fbi, ma da dove è partito tutto?

C’e’ un eccentrico pentito dietro la clamorosa indagine partita dagli Stati Uniti sulla FIFA. Quando l’azione legale del Dipartimento della Giustizia raggiungera’ le aule dei tribunali, uno dei principali testimoni del governo sara’ Chuck Blazer, ex alto funzionario della stessa Fifa e di Concacaf – il braccio nord-americano e caraibico della federazione – che ha aiutato gli agenti del Bureau a istruire un’inchiesta diventata un caso politico globale.
Barbone e pancia da Falstaff (o da Babbo Natale, ma Vladimir Putin lo avrebbe paragonato invece a Karl Marx), talora un pappagallo sulla spalla, Blazer e’ un ex “soccer dad” della contea di Westchester che si e’ ingrassato, letteralmente e metaforicamente, grazie a un’American Express dell’agenzia calcistica.
Feste e case deluxe, jet privati e cene di grandi chef. La talpa della Fifa non badava a spese (26 milioni di dollari in sette anni sulla AmEX aziendale), ma nel frattempo era diventato cosi’ grasso da aver perso, si dice, la capacita’ di camminare.
Passava dunque di party in party a bordo di un motorino per disabili. E’ stato così su uno di questi motorini che nel 2011 l’FBI lo ha raggiunto su un marciapiede di Manhattan: gli agenti sapevano che per decenni aveva evaso il fisco: “Possiamo portarti via in manette… o puoi collaborare”. Blazer decise di collaborare.

L’anno dopo, al Mayfair di Londra, Chuck mise le sue chiavi su un tavolo durante colloqui con alti ufficiali della Fifa, ignari, questi ultimi che nelle chiavi c’era un microfono nascosto. Le conversazioni registrate hanno fornito all’Fbi il primo spiraglio sul ventre marcio del mondo del calcio. Mondo dove Blazer, senza aver mai giocato, aveva fatto il suo ingresso nel 1976: al figlio era venuta la mania del pallone quando ancora negli Usa non era di moda. Negli anni ’80 il “soccer dad” era entrato in Fifa e aveva fatto miracoli: uno sport fino ad allora considerato una stranezza esoterica era entrato a pieno diritto nei parchi e nei bar d’America.
Blazer si era arricchito a colpi di milioni di dollari grazie a un accordo straordinario che gli garantiva il dieci per cento per ogni dollaro guadagnato dall’organizzazione. Il lavoro lo aveva portato in stretto contatto con ricchi e famosi: da Hillary Clinton a Putin, Papa Giovanni Paolo II e Nelson Mandela.
Ville a Miami e alle Bahamas, gli appartamenti alla Trump Tower con vista spettacolare su Central Park. Una vita da nababbo arrivata al capolinea quando, a 70 anni, Chuck si e’ ammalato di cancro.
Il New York Times e’ andato a trovarlo in una stanza di ospedale e lo ha trovato “pallido e smagrito”.
Ieri le autorita’ federali hanno annunciato la sua ammissione di colpevolezza per dieci capi di imputazione che includono associazione a delinquere, frode fiscale, riciclaggio. Blazer, si e’ poi saputo, ha gia pagato una multa da 1,9 milioni di dollari e ne pagherà un’altra al momento del verdetto anche se in teoria il rischio e’ di una condanna a un massimo di dieci anni di reclusione.

29/05/2015

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