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In arrivo nuovo Dpcm. Oggi tasso positività al 17,6%

Tasso di positività che vola quasi al 18% mette in discussione le riaperture delle scuole e degli impianti di sci.

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Ripresa della scuola in forse a causa dell’impennata del tasso di positività. In dubbio lo sci che potrebbe riaprire il 18 e ci sarebbe l’intenzione di riaprire le palestre, ma sono molti gli interrogativi.
Sono interrogativi incisivi provocati da un tasso di positività che vola quasi al 18% con un quadro che pesa sulla ripartenza delle Regioni, dal 7 gennaio nuovamente divise in tre fasce, che non può prescindere dall’andamento dei contagi.

RIAPERTURA SCUOLE

Sono molte le perplessità sul fronte della riapertura delle scuole: anche se l’avvio della didattica in presenza al 50% negli istituti resta al momento fissato al 7 gennaio, tra i governatori ci sono ancora molti dubbi. Tanto da spingere il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, a rimettere in discussione quella data: “credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica”, dice.

SCI

Sembra certo l’arrivo di un nuovo decreto che supererà l’ultimo Dpcm in scadenza il 15 gennaio e si guarda inoltre a cosa succederà nelle prossime settimane: il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza con cui si differisce la riapertura degli impianti sciistici al 18 gennaio. “Ora si può finalmente ripartire in sicurezza”, commentano soddisfatti gli assessori con delega allo sci delle Regioni e Province autonome dell’arco alpino e dell’Abruzzo.

PALESTRE

E’ un braccio di ferro sulle palestre con la proposta della coordinatrice dello Sport delle Regioni, Tiziana Gibelli, che ipotizza la ripartenza dal 15 gennaio sotto la garanzia di regole rigide.

REGIONI E COLORI

Resterà di sicuro il sistema di classificazione delle regioni con suddivisione dei territori nelle varie zone – gialla, arancione o rossa – e la decisione sarà invece presa già in seguito al monitoraggio che arriverà nella prima metà della prossima settimana. A rischiare la zona rossa per ora sono soprattutto Veneto, Liguria e Calabria, ma anche Puglia, Basilicata e Lombardia.
Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna, sono “sorvegliati speciali” dato che hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica in 30 giorni, mentre per Lombardia, Trento e Veneto lo stesso discorso vale per le terapie intensive.
La sorte della Sardegna non è chiara mentre fonti di Governo fanno sapere che dal 7 l’Abruzzo tornerà in zona gialla.

ANDAMENTO CONTAGI


Gli ultimi dati a livello nazionale non sono confortanti: il bollettino parla di 364 morti e 11.831 nuovi casi Covid su un numero basso di tamponi effettuati, poco più di 67mila.
Il tasso di positività è ora salita quasi di tre punti, al 17,6%, e tornano ad aumentare – anche se solo di 16 unità – i pazienti ricoverati in terapia intensiva.
Secondo diversi esperti gli effetti del Dpcm del 24 ottobre si sono ormai esauriti, inutile aspettarsi miglioramenti, infatti in tutta Italia la curva dell’epidemia sta tornando a salire, tanto che le stime elaborate dallo statistico Livio Fenga indicano circa 600mila casi complessivi a fine gennaio, contro i circa 577mila attuali.
Il Veneto comanda l’elenco delle regioni su cui è lecito aspettarsi dati non buoni sul fronte della ripresa dei contagi.
Dopo la nostra regione, dall’indagine emerge una tendenza all’aumento anche nelle province autonome di Trento e Bolzano, in Emilia Romagna, Lazio, Marche e Umbria.
Giovanni Sebastiani, matematico e statistico del Cnr, la speranza è che “la ripresa sia mitigata dagli effetti delle misure introdotte alla vigilia Natale, delle quali si potranno vedere gli effetti nella seconda settimana di gennaio”. Secondo l’esperto “sarebbe prudente vedere l’andamento dei dati e soltanto dopo decidere se riaprire le scuole”.

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