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Ragazzina di 14 anni ibernata. “Mi sveglierò tra secoli”. Era malata di cancro

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Ragazzina di 14 anni ibernata. "Mi sveglierò tra secoli". Era malata di cancro

E’ stata ibernata. Aveva 14 anni, era malata. Le uniche cose che si sono sapute. E anche che il suo corpo si trova oggi presso la Alcor Life Extension Foundation di Scottsdale, nell’Arizona, immerso a testa in giù in una capsula di nitrogeno liquido e conservato a una temperatura di meno 196 gradi.

Non sappiamo il suo nome, non è stato reso pubblico. Sappiamo solo quali sono state le sue ultime parole prima di essere ibernata: «Ho solo 14 anni. Non voglio morire, ma so di non poterlo evitare. Voglio vivere, voglio vivere ancora a lungo». Con queste parole la ragazzina inglese (la cui identità è stata messa sotto protezione dalla legge) si è rivolta a un giudice dell’Alta corte per ottenere il nullaosta all’ibernazione.

Il giudice britannico non se l’è sentita di dire no all’ultimo desiderio d’una ragazza di 14 anni, condannata da una forma rara e inesorabile di cancro che le ha chiuso gli occhi al mondo il mese scorso. E con un verdetto senza precedenti (nel Regno Unito, ma forse nel mondo intero) ne ha di fatto ordinato l’ibernazione post-mortem.

Il sogno della criogenesi, coltivato dalla letteratura e dal cinema a dispetto dei dubbi di buona parte della comunità scientifica contemporanea, prende ora le forme di una sentenza giudiziaria.

Protagonista un’adolescente determinata a non lasciare l’ultima parola alla signora in nero con la falce. A ‘nostra sorella morte corporale’. Sullo sfondo di un dramma che ha visto i suoi stessi genitori, divorziati da tempo, schierarsi su fronti opposti fino all’aula d’un tribunale.

La vicenda si è consumata nelle settimane scorse, mentre la vita di JS – queste le iniziali della ragazza, si spegneva un po’ per volta. Ma è stata resa nota solo nelle ultime ore, a sentenza eseguita.

Era stata lei, dal letto d’ospedale, a invocare la speranza dell’ibernazione. In una lettera breve e straziante a Peter Jackson, il giudice dell’Alta Corte di Londra che alla fine ha dovuto decidere, ha spiegato i suoi sentimenti con il cuore in mano.

Dopo aver approfondito su internet alcune teorie sulla “criopreservazione” – tecnica basata in origine sull’idea di conservare a lungo un corpo a temperatura bassissima, rallentandone le funzioni vitali con l’obiettivo di poterlo un giorno ‘resuscitare’ in un contesto di ricerche più avanzato – ha rivendicato la sua chance: “Non voglio essere sotterrata”.

“Ho solo 14 anni – si legge nel testo pubblicato per intero dalla Bbc, un testo che non può non commuovere – e non voglio morire, ma so che sto morendo. Penso che essere crioconservata mi dia la possibilità di essere curata e risvegliata, anche fra centinaia di anni. Voglio vivere più a lungo, perché in futuro potrebbero trovare una cura per il mio cancro e risvegliarmi. Voglio avere questa possibilità. Questo è il mio desiderio”.

Sua madre, con cui abitava alla periferia di Londra, le è stata al fianco senza esitazioni in questa sfida d’addio sulla frontiera fra la tenebra e la luce. Suo padre, allontanatosi di casa ormai anni fa, no: “Se anche fosse possibile risorgere fra decine o centinaia di anni che vita sarebbe, senza affetti, senza famiglia, senza denaro?”, pare si sia chiesto – ad un tempo pratico e scettico – motivando la propria opposizione.

Gli è costato il rifiuto della ragazza di riceverlo in ospedale, ma alla fine anche lui ha chinato il capo e, dopo il verdetto della giustizia, è riuscito a promettere almeno per iscritto alla figlia di rispettare il suo volere.

Per attuarne l’esecuzione, e consentire che JS fosse infine congelata negli Usa in uno di quei centri che ‘vendono speranze di resurrezione’ a rate di decine di migliaia di dollari, c’è voluta tuttavia una sottoscrizione. La ragazza non era certo ricca, a differenza di molti di coloro che le sono ora allineati accanto, immersi in una soluzione d’azoto liquido a -196 gradi in cisterne cilindriche ribattezzate ‘tewar’. E delle centinaia di persone, italiani inclusi, che restano in lista d’attesa per stipulare a loro volta un contratto ad hoc con le due grandi società americane pioniere del business – l’Alcor e il Cryonics Institute – o con quelle sorte di recente in Russia e altrove.

Il giudice Jackson, nel dare sanzione legale alla speranza, ha sottolineato d’essersi limitato tecnicamente a dirimere una contesa fra genitori su come disporre del corpo d’una figlia morente. Figlia che in base alle norme britanniche non poteva far testamento se non attraverso un tutore. Ma in realtà, cavilli a parte, il magistrato non ha potuto negare d’aver avuto come guida il suo senso di umanità, dopo aver visitato la ragazza in clinica ed essere rimasto “toccato dall’animo coraggioso” con cui le ha visto “affrontare la sua sorte”. Una sorte non definitiva, hanno scommesso insieme

Mario Nascimbeni

19/11/2016

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