E’ particolare vedere come un’autrice così giovane come Simona Morani sia riuscita a cogliere con estrema ironia, ma anche sincerità il mondo degli anziani. Eppure Quasi Arzilli, edito da Giunti, è un affresco vivo e reale di un Italia che esiste ancora seppur nascosta, che pulsa dietro le spalle delle più caotiche metropoli.
Eppure chi vive nelle piccole cittadine (o ci ha vissuto da piccolo) sa benissimo che il fulcro della comunità se non è la chiesa è il bar. Ed anche qui il sacro e il profano si alternano con La Rambla, storico locale nel cuore dell’Appennino Reggiano, una comitiva di vecchietti arzilli si ritrova tutti i giorni anche se con l’animo più triste: Ermenegildo se n’è andato. A sentirne di più la mancanza Ettore che inizia a farsi domande su cosa c’è oltre la morte. Ma l’equilibrio dell’allegra comitiva potrebbe ben presto spezzarsi quando all’orizzonte si prospetta l’inaugurazione della nuova casa di riposo.
Si ride e si riflette, ci si ritrova nei personaggi così ben costruiti che vi faranno sicuramente venire in mente qualcuno di vostra conoscenza. Morani riesce con acutezza a regalarci un libro leggero, ma allo stesso tempo pieno d’amore e riflessione, parlando della ciclicità della vita in maniera simpatica ed intelligente.
Quando si diventa anziani si torna un po’ bambini, a volte c’è bisogno di qualcuno che ci stia dietro, che ci segua, esattamente come quando eravamo in fasce oppure sulla soglia dell’adolescenza. Ettore è il simbolo di questa ciclicità dell’esistenza; come un ventenne si domanda qual è il senso della sua vita, come un ventenne scopre il primo amore, ma come un anziano si chiede cosa c’è al di là dell’ultimo respiro. E’ un personaggio profondo, che ci riempie di tenerezza, che percepiamo un po’ come il nonno di tutti.
Ci sono dei momenti e tempi comici davvero esilaranti che Simona Morani riesce a scrivere come se fossimo davanti ad una commedia all’italiana cinematografica. Impossibile infatti non rivivere davanti agli occhi le scene proprio come se fossimo davanti ad un’opera appartenente alla settima arte.
C’è un però in tutto questo. Se dobbiamo trovare un difetto a Quasi Arzilli è la mancanza di una storia vera e propria, di una narrazione classica. L’opera della Morani è, infatti, più una serie di vicessitudini, quadi e di riflessioni di un paesino di provincia e dei suoi protagonisti. Una lettera d’amore alla sua patria d’origine che però potrebbe far storcere il naso a qualcuno. Per me, invece, questo non è un difetto ma un modo nuovo di raccontare qualcosa, basandosi più sui sentimenti, le immagini e le evocazioni che su una fabula come siamo sempre stati abituati.
Quasi Arzilli è un libro pieno di vita e una lettera aperta e d’amore verso quei luoghi che porteremo sempre nel nostro cuore e di un Italia invisibile, ma che c’è, fortunatamente, ancora.
Sara Prian
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