Pulvirenti ha confessato: “ho speso 100 mila euro a incontro ma non influì sui risultati”. Questa, in sintesi, l’ammissione dell’ex patron del Catania Antonino Pulvirenti che ha ammesso di essere ricorso alla scorciatoia illegale per la sua squadra.
100 mila euro a partita indicativamente la cifra pagata per «comprare» un risultato che i suoi calciatori non riuscivano più a ottenere sul campo.
Pulvirenti ha confessato nell’interrogatorio di ieri davanti al gip la tentata «combine» su cinque gare.
«A partire da Varese-Catania — ha precisato in conferenza stampa il procuratore di Catania, Giovanni Salvi —. Ha detto che voleva salvare il Catania, ha negato di aver fatto scommesse».
Tutto avrebbe avuto inizio il 21 marzo. Il Catania ha perso (di nuovo) con l’Entella. La squadra è terzultima nella serie B, si avvicina deciso lo spettro della retrocessione.
Pulvirenti, presidente della squadra dal 2004, a questo punto, per tentare di salvare la squadra, avrebbe deciso di tentare il tutto per tutto.
Cercò anche soluzioni nel mondo della magia, su suggerimento di Lotito.
Sulle telefonate con Claudio Lotito, presidente della Lazio, Pulvirenti racconta ai magistrati che lo ascoltano: «Prima mi ha consigliato una maga vicino a Catania, ma non ha funzionato. Poi un’altra, molto brava e laureata, e in effetti dopo abbiamo vinto con l’Avellino».
Ma neanche il ricorso alle pratiche esoteriche diedero risultati sicuri, ecco allora l’idea di tentare di comprare i giocatori avversari.
Nelle cinque partite al centro dell’inchiesta (contro Varese, Trapani, Latina, Ternana e Livorno) la squadra etnea ottiene 4 vittorie e un pareggio, una cavalcata che la pone al riparo da rischi.
Gli avvocati dell’ex presidente del Catania, Giovanni Grasso e Fabio Lattanzi, confermano che «il signor Pulvirenti ha ammesso di aver avuto contatti al fine di condizionare il risultato di alcuni incontri», ma sostengono che «ha dimostrato l’assoluta estraneità al fenomeno del calcioscommesse». Tuttavia, aggiungono, «ha manifestato la convinzione, anche alla luce della lettura degli atti, che tali contatti non abbiano avuto nessuna reale incidenza sull’esito degli incontri». Insomma Pulvirenti sarebbe stato gabbato, imbrogliato dagli stessi intermediari.
Naturalmente l’inchiesta è solo all’inizio (il procuratore Salvi ha fatto sapere che «gli atti sono stati comunicati, non trasmessi» alla magistratura sportiva), ma le prospettive per il Catania non suono buone.
E poi c’è l’inchiesta penale, che continuerà sulla strada parallela di quella sportiva.
Roberto Dal Maschio
30/06/2015
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