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Processo scandalo Mose, si comincia. L’avv. D’Elia chiede di essere parte civile: “Dov’è Brunetta?”

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Processo scandalo Mose, si comincia. L'avv. D'Elia chiede parte civile: "Dov'è Brunetta?"

E’ cominciata davanti al Gup di Venezia Andrea Odoardo Comez l’udienza a carico di 12 indagati per l’inchiesta sullo scandalo Mose.
Tra i primi atti lo stralcio della posizione dell’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, accusata di corruzione, per un vizio di una notifica.
Il legale dell’indagata, l’avvocato Emanuele Fragasso, ha ricorso per un errore di notifica e contestualmente ha chiesto lo stralcio della posizione della sua assistita. Il Gup ha così deciso per il rinvio degli atti alla Procura perché proceda di conseguenza ed allo stesso tempo ha stralciato la posizione per proseguire con quelle degli altri indagati, tra i quali compaiono l’ex sindaco Giorgio Orsoni (per illecito finanziamento ai partiti) e l’ex ministro Altero Matteoli.

Al processo sullo scandalo Mose, arrivato ormai alle sue fasi dibattimentali, sono state presentate 18 richieste di iscrizioni come parti civili.
Il magistrato ha deciso di rinviare l’udienza, per dare tempo agli avvocati degli 11 indagati (dopo lo stralcio della posizione di Maria Giovanna Piva) di valutarle così come per la Procura e lo stesso giudice.
Il 29 ottobre l’udienza con l’ammissione o meno delle parti per poi procedere, il 4 novembre, alla discussione sulle posizioni dei singoli indagati.

Tra i soggetti che hanno chiesto il riconoscimento di parte civile ci sono il Comune di Venezia, la Città Metropolitana di Venezia, la Regione del Veneto, il Consorzio Venezia Nuova concessionario unico per la realizzazione del Mose, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dei Trasporti, Italia Nostra, il Wwf, Ambiente Venezia, l’Eco istituto e il Codacons.
In particolare Italia Nostra ha chiesto di essere parte civile perché con la distrazione del denaro per il Mose in dazioni si sono sottratti, negli anni, milioni di euro che avrebbero potuto essere ‘investiti’ in altre opere di tutela della città lagunare.

Tra i soggetti che si ritengono danneggiati dai fatti avvenuti si registra anche l’avvocato Mario D’Elia, noto anche per le sue battaglie separatiste Venezia-Mestre.
Quest’ultimo si era candidato alle elezioni a sindaco di Venezia, con una civica, ma il vincitore era stato poi Giorgio Orsoni.
D’Elia ha chiesto al Gup di essere ammesso come parte civile nel processo che si va delineando perchè ‘vittima’ della campagna elettorale di Orsoni che, secondo l’accusa, aveva ricevuto illecitamente circa 500mila euro da investirvi dal Consorzio Venezia Nuova all’epoca presieduto da Giovanni Mazzacurati.

Per D’Elia, se Orsoni dovesse andare a giudizio ed essere condannato “a risarcire il danno dovrebbe essere il Pd che ne ha sostenuto la candidatura e di fatto gestito il denaro per la campagna elettorale”. Lo stesso D’Elia, fuori dall’aula, si è poi domandato “come mai il parlamentare di Forza Italia Renato Brunetta non abbia chiesto di essere ammesso come parte civile essendo stato candidato anche lui nella stessa tornata elettorale giungendo secondo”.

Alla fine ha parlato Francesco Arata, uno dei legali difensori dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. “Giorgio Orsoni è innocente e a lungo abbiamo tentato di accelerare i tempi del giudizio tanto da chiedere anche la citazione diretta per far valere la sua estraneità ai fatti”.

“Con questo percorso – ha aggiunto Arata ricordando la lunghezza della sola istruttoria – si prolunga la vicenda del presunto coinvolgimento di Orsoni nella vicenda Mose”. “Di conseguenza – ha concluso – Orsoni continua a subire un danno di immagine pesante”.

Paolo Pradolin

23/10/2015

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