Fratellanza e amore lì dove ci sono sabbia, esplosioni e paura, speranza, lì dove vento, mortai e coraggio si celano, questo è Prima che torni la pioggia ( Longanesi, pp.320, €16.90), il war novel dell’americano Elliot Ackerman, un veterano delle guerre in Iraq ed Afghanistan, dov’è ambientata la storia di Aziz e del fratello maggiore Ali.
I due vivono in un villaggio e provengono da una famiglia povera, che un giorno viene distrutta a causa dell’irruzione di un gruppo di uomini armati: gli unici a scampare al tremendo attacco, sono i due fratelli. Ali, il maggiore, decide di lavorare e mandare Aziz a scuola con quei pochi soldi che riesce a guadagnare, ma gli uomini armati ritornano e una bomba talebana che esplode nella piazza del mercato mutila gravemente Ali. Nell’ospedale militare, Aziz incontra un suo compatriota con l’uniforme dell’esercito statunitense e scopre l’esistenza della Special Lashkar, una milizia afghana alleata agli americani: unirsi al corpo militare sarà l’unico modo per riservare le giuste cure al fratello.
”Il fardello del passato ci aveva condotti lì e per quanto ci accomunasse, lo portavamo da soli”, così dice Aziz, nel momento in cui si vede costretto a separarsi da Ali, l’unica famiglia che gli è rimasta. La guerra ancora una volta è il fattore di divisione dei popoli, più nello specifico, dei propri affetti e a farne le consqguenze sono sempre i più giovani, reclutati perché hanno poco da perdere.
A muoverli, più che il nazionalismo o il patriottismo, è la badal, la rivalsa. Tutti hanno qualche caro ferito o ormai morto e a tenere in vita i sopravvissuti é la loro ricerca di giustizia, è la sete di vendetta che li fa andare avanti. Aziz ma non solo, anche i fratelli orfani Tawas e Quim, Sabir il comandante dell’accampamento, che si era unito alla milizia per vendicare la morte del fratello Jazeem o Atal, che vuole uccidere lo stesso Sabir, colpevole di avergli ucciso il cugino.
Al di là della vendetta però, quello che preme di più è sapere la verità, tra doppi giochi, incursioni spionistiche e accordi segreti, Aziz si troverà costretto a fare i conti con la dura realtà, quella militare, fatta di rapporti importanti e leali (i commilitoni diventano la sua nuova famiglia) ma anche di ordini superiori da rispettare contro la voglia e la morale, nonché i giochi sporchi e i tradimenti.
Il libro, suddiviso in quattro parti, le quattro fasi del percorso di crescita dell’Aziz bambino fino all’Aziz uomo, scandiscono e mantengono viva la tensione del romanzo, perfettamente in equilibrio tra il genere di guerra e della spy story, ricco di colpi di scena, cambi di fazione ed azioni inaspettate, che proprio come un colpo di mortaio, mandano k.o. il lettore.
Dopo Il cacciatore di aquiloni (2003) la letteratura americana sforna un altro romanzo sull’amicizia e la fratellanza, anch’esso capace di coinvolgere ed inoltrare il lettore fin da subito nella storia. L’esperienza vissuta in prima persona da Ackerman ha sicuramente influito molto nel lirismo della narrazione: un americano che si mette nei panni di un afghano, raccontando la cruda realtà di quei territori bellici. Il risultato, un libro con un finale aperto, di speranza, che dimostra quanto i legami biologici e non, possano al di là della politica e del profitto.
Alice Bianco
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