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Polfer blocca borseggiatrice appena sbarcata a Venezia

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Cvijeta. Questo, il nome della ventinovenne abilissima borseggiatrice di origine croata che da quasi un anno, proveniente da un campo nomadi di Milano, ha individuato nel centro storico di Venezia un ricco terreno di caccia. Un terreno dove quotidianamente insidia prevalentemente i turisti in attesa di servirsi di mezzi di trasporto pubblico, dove infatti ha esercitato anche ieri, con la consapevolezza di poter evitare il carcere in quanto spesso incinta.

Nella tarda mattinata di ieri la donna è stata notata transitare nella stazione ferroviaria di Venezia. Gli agenti al fine di evitare che la stessa portasse a termine qualche scorribanda all’interno della stazione o negli approdi ACTV, l’hanno immediatamente bloccata per sottoporla ad un ordinario controllo preventivo. L’accumulo di denunce a piede libero collezionate nel tempo, prima o poi portano anche a l’emissione di provvedimenti restrittivi che per i destinatari si rivelano quanto mai inattesi.

In questi casi gli agenti consultano gli archivi telematici e dopo aver dopo aver sottoposto la persona fermata a rilievi fotodattiloscopici, incrociano i risultati sortiti dall’interrogazione della banca dati con quelli del casellario centrale d’identità.
Cvijeta, come del resto la maggior parte delle borseggiatrici, nel corso degli anni ha sempre così agito, e con lo scopo di garantirsi l’impunità ha declinato spesso generalità false e diverse tra loro.

Il minuzioso accertamento attuato ieri dagli agenti della Polizia Ferroviaria ha permesso di rilevare che la giovane con un alias era destinataria di un Ordine che ne disponeva la carcerazione, emesso dal Tribunale per i Minorenni di Milano, inserito nel bollettino delle ricerche proprio alcuni istanti prima del controllo in questione.

Il provvedimento in questione, già sospeso a suo tempo perché all’epoca dei fatti Cyijeta risultava incinta, ieri è divenuto esecutivo aprendo così le porte del carcere dove l’abile borseggiatrice piaga dei turisti, trascorrerà un periodo di “inoperatività” di due mesi.

Il risultato ottenuto, grazie alla peculiarità del controllo operato dagli agenti che malgrado si trattasse di persona già nota, non hanno evitato di ripetere una volta di più l’incrocio dati di cui sopra, si dimostra particolarmente significativo e giunge a testimonianza del quotidiano impegno profuso nella lotta alla microcriminalità dalle forze dell’ordine.

03/08/2015

(foto di repertorio)

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