Adulterazione e inquinamento ambientale. Sono le accuse contenute negli avvisi di garanzia rivolti ai manager – attuali ed «ex» – della Miteni, l’azienda di Trissino sospettata di essere la principale responsabile dello sversamento di Pfas nella falda di acqua che serve una vasta zona del Veneto, a cavallo tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
Mentre ieri ha preso il via lo screening sulla popolazione, l’inchiesta coordinata dai sostituti procuratori Hans Roderich Blatter e Barbara De Munari ha subito un’accelerazione dopo il rinvenimento, mercoledì mattina, di rifiuti industriali sepolti, a un metro e mezzo di profondità, nell’argine del torrente Poscola.
Nove avvisi di garanzia che sono stati notificati dalla Procura di Vicenza ad altrettanti manager della Miteni Spa di Trissino (Vicenza), nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento da Pfas (le sostanze perfluoro alcaline) sul territorio. Lo rende noto la stessa società berica, precisando inoltre che è stata posta sotto sequestro l’area “in cui i tecnici ambientali Miteni nei giorni scorsi hanno ritrovato un deposito di materiale di presumibile origine industriale, fuori dallo stabilimento e in prossimità del torrente Poscola”.
Il personale dell’azienda, precisa Miteni, ha dato piena disponibilità e collaborazione per l’esecuzione degli atti disposti dall’autorità giudiziaria, così come l’attuale proprietà e l’attuale gestione “hanno fatto fin dal suo insediamento, con ogni istituzione”.
Miteni sottolinea che “il seppellimento di rifiuti ai margini dello stabilimento, avvenuto presumibilmente negli anni Settanta, è un potenziale danno contro la collettività, contro i lavoratori di Miteni e contro l’azienda stessa.
Il sequestro e l’approfondimento dei fatti da parte della Procura di Vicenza – precisa – è un atto che va a tutelare tutte le persone, il territorio e chi ha sempre operato nel pieno rispetto delle leggi e dell’ambiente”.