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Per la morte di Stefano Cucchi non ci sono responsabili. Assolti in secondo grado medici e infermieri

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La morte di Stefano Cucchi è senza colpevoli.
La sentenza in appello cancella quelle che sembravano certezze acquisite in primo grado: i medici condannati per omicidio colposo sono assolti perché non è raggiunta la prova della colpevolezza (l’insufficienza di prove nel vecchio codice).
Sono assolti il primario del Reparto detenuti del «Pertini», Aldo Fierro, i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo e Rosita Caponetti (condannata per la cartella clinica falsificata).
Sono assolti gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe e gli agenti della polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici, confermando l’assoluzione in primo grado.

«L’effetto mediatico che qualcuno ha voluto portare alla ribalta non ha sortito alcun effetto — dice Corrado Oliviero, legale di uno degli agenti —. Se avessero avuto più coraggio i primi giudici avrebbero emesso questa sentenza».
«Massimo rispetto per i giudici, ma questa sentenza è dissonante rispetto alle conclusioni formulate dalla Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale del Senato».
L’avvocato della famiglia Fabio Anselmo ha dichiarato al Corriere: «È quello che temevo — dice ora il legale —, c’era un clima omertoso da processo di mafia».

Mario nascimbeni

01/11/2014

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  1. Stefano Cucchi è stato ucciso fra le mura di una cella carceraria.
    E’ stato sellvaggiamente picchiato e ora questa sentenza ci racconta che non ci sono reponsabili, non ci sono colpevoli.
    Si può entrare in una cella in buona salute e uscirne morti?
    Le foto le abbiamo viste tutti. Le mani che lo hanno colpito sono mani assassine. Neppure questo dato di realtà ci indigna abbastanza. E’ complice anche il nostro silenzio, la nostra distanza trasformata in indifferenza. Fra le pieghe di una giustizia giusta ed umana, affiorano anche situazioni come quella che ha colpito Stefano Cucchi e la sua famiglia.
    “… Sì però era un ragazzo con problema di droga” si sente commentare, come dire, “in fondo andava punito…”
    C’è una crudeltà istituzionale che si affranca ad una mancanza di umanità che partorisce mostri di civiltà.
    Quel ragazzo andava curato, aiutato a ritrovare se stesso, ad andare avanti.
    Invece lo hanno ammazzato e i suoi assassini non esistono: il fatto non sussiste.
    Troppo grave questa sentenza, troppi casi simili a questo attraversano la nostra colpevole complicità silente e mandano a pezzi quel che resta della nostra umanità.

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