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Per la morte di Irina Bacal confermati 30 anni in Appello all’ex fidanzato

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L'assassino di Gianpaolo Granzo doveva fare 18 anni. Oggi è già fuori

La Corte d’Assise d’Appello di Venezia ha confermato la condanna a 30 anni di carcere nei confronti di Mihail Savciuc, il 20enne moldavo che il 19 marzo del 2017 a Vittorio Veneto (Treviso) ha ucciso, secondo l’accusa, l’ex fidanzata Irina Bacal.

La vittima, sua coetanea, era al settimo mese di gravidanza ed era stata colpita con una grossa pietra e poi strangolata. L’assassino aveva poi nascosto il cadavere in un boschetto.

In primo grado il giudice aveva condannato Savciuc anche a risarcire la madre della ragazza con una provvisionale di 200mila euro e la sorella Cristina con 80mila. La difesa aveva fatto appello chiedendo l’assoluzione dell’imputato.

Il suo avvocato, Giorgio Pietramala, aveva chiesto le attenuanti generiche e l’esclusione dei motivi abbietti incontrando l’opposizione del procuratore generale Paola Cameran e dell’avvocato Andrea Piccoli che assiste la famiglia della vittima.

Oggi, dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, i giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno confermato la pena e le provvisionali. La difesa ha annunciato che ricorrerà in Cassazione.

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