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Porte Aperte. Due giornate particolari. 28 febbraio – 1 Marzo 2015

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Panchine rosse in Via Spalti a Mestre

Panchine rosse in Via Spalti a Mestre, musicisti in strada ad accogliere gli invitati, i curiosi, gli interessati alla vita “degli altri”.

Gli “altri”, sono i “Senza Fissa Dimora” , un eufemismo ci dice Papa Francesco, chiamarli così, dietro un’espressione che porta in sé un delitto” . Uomini e donne che vivono nella Casa dell’Ospitalità di Mestre.
Sono 145, i più a Mestre e gli altri a Venezia.

Il Teatro Mabilia della vicina Residenza per anziani, ha accolto due giornate legate alla volontà di far conoscere alla città le persone che non hanno più casa e che di conseguenza vivono con una percezione di sé e della vita che ognuno di noi, volendo, può tentare di interpretare.

L’appena nata Associazione “Amiche e amici della Casa dell’Ospitalità di Mestre”, si prefigge di affiancare il consolidato lavoro della Fondazione, per sviluppare e far crescere la consapevolezza su “quelle vite”, sul significato del loro esistere in città e insieme “essere città” caratterizzata dall’espressione dei tanti bisogni che potremo chiamare casa, lavoro, integrazione, ricostruzione della propria autostima e del poter essere autonomi e accettati in una Mestre amica di convergente umanità.

Osservare, guida e induce. Nella volontà – necessità di comprendere, si superano paure e pregiudizi, ci si accorge che in fondo ci sono tanti aspetti simili nella vita degli uomini, pur diversi e differenti nelle modalità di rivelarli.

Molti anni fa, la struttura voluta da Nerio Comisso, ha avviato un processo di responsabilità e consapevolezza raggiungendo i bisogni fondamentali di esseri umani in grande difficoltà. Un letto, l’accoglienza, un fare concreto ha fatto di quella esperienza un punto di partenza rivoluzionario per l’incontro di problematiche sociali che affliggono le persone che si sono trovate a vivere in strada.

Negli anni la struttura si è trasformata in Fondazione, ora presieduta da Giovanni Benzoni e il Comune di Venezia sostiene attività e iniziative proiettate al miglioramento delle condizioni di vita degli ospiti.

Il mondo svelato e a disposizione di tutti, è la sorpresa di una grande ricchezza operativa che guida quotidianamente i processi di trasformazione di quelle esistenze ancora troppo invisibili, sulle quali poco ci si interroga, forse per reticenza, forse per pudore, forse per una paura irrazionale di ciò che non conosciamo o che non riusciamo a capire.

Dal grande impegno degli operatori, affiancati da un Consiglio d’Amministrazione e dal direttore Francesco Pilli, scaturisce un lavorare attento e generoso nella volontà di restituire agli ospiti segni di cambiamento e di speranza. Un indirizzo, il loro, ispirato ai diritti, scevro da forme assistenziali e proiettato alla restituzione di una dignità violata.

Panchine rosse in Via Spalti, un giornale di strada, Scarp de’ Tennis con un importante editoriale di Stefano Lampertico su Papa Francesco che ha aperto bagni e docce per i clochard sotto il colonnato di San Pietro, un via vai di rappresentanti di Emergency, Avvocati di strada, Movimenti di cittadini, candidati sindaco, messaggi in video di Don Virginio Colmegna della Casa di Carità di Milano, tutti nel teatro messo a disposizione dal presidente della casa di Riposo Aldo Mingati.

L’approccio, accompagnato dalle immagini delle storie di vita ( curato da Loredana Spadon ) , che alcuni ospiti hanno narrato permettendo a tutti noi di capire, sentire, condividere i loro vissuti hanno ispirato le successive dichiarazioni in un dibattito coordinato dalla presidente della neo associazione Francesca Corso. Il senso era insito nella domanda. Come migliorare le condizioni di vita di queste persone? Quali ulteriori energie possiamo trarre dalla Politica, dai cittadini, dalle categorie economiche, che fare per la casa, il lavoro? Quali spiragli di luce riusciremo a intravvedere per un domani migliore?
Il pranzare, cenere insieme con lo chef David Marchiori e gli altri cuochi (ospiti), ottimi collanti per rinforzare la reciproca conoscenza, le visite discrete alla Casa per meglio conoscere per capire.

E il Teatro vero e proprio con un Davide Riondino motivatissimo liberatore dello spirito e partecipe ad un corale susseguirsi e alternarsi di artisti poliedrici occasionali e veri, musicisti con strumenti inventati, un pianista, attori (molti hanno già lavorato con la regista Serena Nono) comici, un cabaret avvolgente di stimoli nella rigenerazione del linguaggio.
Un teatro e il suo doppio diceva Artaud, fatto dai protagonisti e dal pubblico.

In fondo non siamo tutti un po’ attori e un po’ pubblico? Un occhio di riguardo meritano però le comparse, quelle che vedi e non vedi e anche quelle dietro il palcoscenico, che lavorano in ombra e spesso è proprio dal loro “muto guardare” (come ci ricorda Enzo Iannacci descrivendo gli zingari quando guardano il mare), che cogliamo il senso di un divenire possibile. Per tutti e per ognuno.

Panchine rosse in Via Spalti. Ci interpellano e ci invitano a sedersi e a chiederci se ci importano quelle esistenze. Ci spingono a capire se il legno e il colore rosso ci aiutano a rivedere quel che c’è nella nostra mentalità da rinforzare o da cambiare. Forse una metamorfosi è alle Porte Aperte del nostro stupore.

Andreina Corso

03/03/2015

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  1. Ho partecipato, sinceramente per curiosità al dibattito di sabato.
    Sono uscita dal teatro Mabilia con un senso di colpa, con la voglia di capire di più, di conoscere quelle persone che non conoscevo, non avevo mai pensato a loro, non so, mi sento cambiata e capisco che devo fare uno sforzo e pensare anche agli altri.

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